Ciao sono Flavia, soffro di disturbi alimentari da quando avevo 15 anni, o meglio ho iniziato ad avere il sintomo alimentare dai miei 15 anni, mentre la malattia ha radici in tutto il mio passato.
Ho sempre cercato di raggiungere ogni cosa prima possibile e nel miglior modo possibile, prima a scuola, nel ballo… la prima a capire le cose, ecc.
La bambina che tutti vorrebbero, la figlia/studentessa/ragazza modello. Ma a che costo? Rinunciando a me stessa. Indossando tantissime maschere, alzando muri di difesa. Ho portato allo sfinimento il mio corpo, la mia mente e la mia anima, fino a toccare il fondo, poi il fondo e il fondo ancora.
Dicevo: “Tanto alla fine ogni cosa che voglio la ottengo”, ed ero convinta che fosse così, mi illudeva di questo. Sono sempre stata una bambina esuberante, entusiasta del mondo.
Eppure proprio dalle figure più importanti, nella mia infanzia, mi è arrivato il dovere di soffocare o comunque controllare me stessa.
Essere brava era l’unico modo per essere apprezzata e vista.
Ho avuto un’educazione assolutamente castrante a livello sessuale. Ho vissuto la simbiosi, invischiata in segreti materni che una bambina non avrebbe dovuto sapere. Troppo peso.
Una nonna, che per la sua malattia, ha avvallato la mia e mi ha soffocato e prevaricato. Dov’era Flavia in tutto ciò? Non esisteva. Peso, peso, peso. Questi erano i kg che proiettavo sul quella figura nello specchio. Tutto fu poi confermato e rafforzato negli anni del liceo, dove l’unico modo per non essere esclusa dalla mia classe era rendermi utile agli altri.
Gli anni del liceo sono stati difficili, dopo la fine di una relazione malata, ho subito bullismo, derisione ed esclusione dalla mia classe.
La malattia è stata la mia unica ancora di salvezza, mi è servita per trovare un mio spazio, seppur non sano, tra le ansie e le simbiosi storiche, sopravvivere alla solitudine.
L’unico modo per non sentire anche quel vuoto lasciato da un Padre che non ho mai accettato di sentire distante, che ho sempre tenuto distante per difesa.
Un padre che guardavo e giudicavo con gli occhi di mia madre e non con i miei. Un padre dipinto come senza valore, smidollato… e gli abusi da parte del mio padrino.
Non conoscevo altro, non avevo altri strumenti per sostenere tutto ciò. Il cibo è stato il mio amante, il mio confidente, la mia consolazione e il mio più grande nemico. L’anoressia. Ricordo bene quel sentire di onnipotenza ogni pasto saltato, ogni kg perso, ogni caloria bruciata nell’iperattività, come se prosciugando me stessa si sarebbe potuto esaurire quel dolore.
Come se “controllando” il mio corpo avessi potuto illudermi ancora una volta di controllare la mia vita e le mie emozioni. Eppure questa illusione di controllo non dura, e tutte le restrizioni portano all’eccesso.
Il binge eating, l’alcool e la depressione. La frenesia dell’abbuffata, la bramosia cieca di quel cibo nascosto, comprato.
Le cosce che bruciano, i sensi di colpa e poi l’iperattività di nuovo e il digiuno per punirmi, per ripulirmi.
Una prigione, una gabbia sempre più piccola, sempre più soffocante, ogni giorno.
Sono arrivata talmente al limite da implorare la mia morte. Solo ora so che non desideravo la mia morte, ma la morte di tutto ciò che mi aveva fatto sentire in gabbia, la fine delle dinamiche malate e di ciò che mi aveva ferita, la morte della mia malattia, della mia sofferenza.
Un giorno arrivai a MondoSole, la casualità volle che fu proprio il giorno del mio compleanno.
Ho iniziato un percorso difficile ma necessario. Sto capendo che il tutto e subito non esiste. Sto capendo che a volte l’attesa e la calma pagano più dell’ansia e del caos. Ho sofferto ogni giorno la mancanza di quel godimento, quell’attivazione spropositata. L’adrenalina, l’ansia, il panico. Ci vuole coraggio per rinunciare a tutto questo.
Ringrazierò a vita ChiaraSole, Fiorella, Even e tutte le ragazze di MondoSole.
Si può guarire da tutta quella merda.
Ho conosciuto tante donne meravigliose che con coraggio hanno ripreso in mano la loro vita.
Ho provato sulla mia pelle quanto da quel baratro infinito si possa risalire, piano, piano, e tornare anche a sorridere.
MondoSole mi ha dato, e mi dà ogni giorno, la possibilità di portare fuori le mie emozioni, scoprire nuove parti di me e entrare in contatto con le mie fragilità, cercando di accoglierle.
Due mesi fa, si è chiusa tra lacrime, stanchezza e grande sofferenza, la relazione che mi ha accompagnato per due anni e mezzo. Quel ragazzo è stato ancor prima mio amico per 10 anni e ha avuto un grande valore per me. La nostra relazione e la sua fine, mi hanno dato, e mi danno, la possibilità di lavorare su tantissime cose.
Guardandomi allo specchio oggi sono fiera di me, perché ho affrontato tutto questo senza ricorrere ai miei sintomi storici, senza riabbracciare la malattia, inaspettatamente. Ho capito l’importanza del chiedere aiuto, senza le ragazze e gli operatori sarebbe stato tutto molto più difficile. Mi hanno donato la loro presenza e per me è stata fondamentale.
Grazie mille ancora e per sempre. La vita è tante cose, sofferenza, gioia, imprevisto e.… anche un piatto di lasagne con gli amici.
La vita è condivisione e ognuno di noi merita la possibilità di viverla davvero. Perché nella malattia non sei tu che vivi, ma un dittatore di merda che ti comanda. Si può guarire, davvero, non importa l’età, il peso o il genere. Bisogna affidarsi quando non si hanno le forze, e chiedere aiuto. Basta aspettare!
Flavia