I sintomi alimentari nascondevano la mia paura di crescere e di affrontare la vita: La maggior degli anni della mia vita sono stati segnati dalla sofferenza, dal dolore, dalla malattia.
Quando ero piccina avevo solo dieci anni, ho iniziato ad avere i primi sintomi che nascondevano la mia paura di crescere e di affrontare la vita.
Sono stati gli attacchi di panico la mia prima modalità di esorcizzare le paure! Il primo attacco di panico fu terribile, pensavo di morire, lo spavento fu tanto che mi segnò per quasi due anni seguenti a quel giorno. Avevo paura di uscire di casa, avevo paura di avere mia mamma lontana, avevo paura di andare in chiesa, nei centri commerciali, a scuola, in discoteca, in treno ero immobilizzata dalla paura!!!
Qualsiasi cosa facevo con o senza mia mamma era terribilmente difficile, ero allerta,non mi dovevo far trovare in preparata ad un attacco di panico imprevisto e improvviso.
C’erano periodi in cui la paura era maggiore e allora non facevo nulla , rimanevo in casa, ero appena una adolescente e mi privavo di stare con i miei amici, di vivere esperienze con loro perché avevo paura.
Ma gli attacchi di panico venivano perché io, anziché affrontare le mie paure scappavo, e più scappavo più questi erano frequenti… era terribile… ero continuamente tesa e impaurita.
Mi portai dietro questa situazione fino ai sedici anni, privandomi di tante cose che i ragazzini di quell’età fanno in maniera spensierata e curiosa.
Fu a sedici anni che inizia una dieta, che sfocio in controllo assoluto sul cibo che ingerivo, sui chili che perdevo, però paradossalmente mi dicevo che stavo bene, gli attacchi di panico non c’erano più, mi sentivo anche meno impaurita, più aperta alla vita, potevo finalmente recuperare gli anni persi precedentemente a causa delle mie paure.
Falso!
Le paure le stavo esorcizzando con il controllo assoluto del cibo, le anestetizzavo e mi illudevo di affrontarle.
Avevo trovato un buon compromesso “annullo le paure, intanto dimagrisco, e faccio del mio corpo magro la fonte della mia felicità.” E quanto sarebbe durato tutto questo???
La fase anoressica durò un anno, dopodiché iniziarono le abbuffate di cibo, il vomito, capii che avevo ancora le paure che avevo all’età di dieci anni, inoltre avevo perso il controllo anoressico sul cibo e sul mio corpo, mi rimaneva solo da massacrarmi con il cibo per anestetizzare il più possibile paure e dolore.
Sei anni di bulimia passati a dribblare le paure per ritrovarmi dilaniata a livello fisico e colma di dolore e paure a livello interiore.
A l’età di 23 anni quando decisi di intraprendere un percorso di cura, ero una donnona a livello fisico che nascondeva al suo interno una bambina che piangeva come fanno i neonati appena escono dal grembo materno e sono a contatto con una nuova Vita.
Avevo un pessimo rapporto con la mia famiglia, amore e odio, dipendenza economica, sensi di colpa, simbiosi materna, Edipo paterno (complesso di Elettra) insomma un groviglio di roba allucinante, avevo una dipendenza affettiva, ero incapace di portare avanti la mia carriera universitaria, avevo allontanato da me ogni forma di amicizia, non avevo un lavoro,vivevo da sola sperperando i soldi dei miei genitori. Non sapevo il significato di responsabilità, non avevo idea di cosa volesse significare Vivere e soprattutto Crescere.
Quando intrapresi il mio percorso decisi di mettermi fra le mie mani un libro bianco… e di scriverlo mano a mano che procedesse il mio percorso personale di cura, conoscenza di me, e crescita.
Un po come un bambino quando impara a camminare… passa gradualmente dal gattonare, a stare sulle sue gambe un po tremolanti con l aiuto di qualcuno e poi iniziano i primi passi e poi finalmente si cammina… ecco io questo volevo fare e questo ho fatto.
Ho slegato tutte quelle corde che mi tenevano in modo fittizio in piedi, volevo imparare a camminare da sola, sono partita da terra, con tutte le paure e le ho affrontate piano piano finchè non ho imparato a camminare.
Mi ricordo le prime paure nell’ingerire cibo, nello stare con altre persone in socialità, paura di guardarmi dentro, di leggere e comprendere le mie sofferenze, paura di affrontare faccia a faccia le questioni che riguardavano anche i miei genitori, paura di condividere la casa con altre persone e assumermi le responsabilità che stanno dietro ad una convivenza, paura della sessualità, paura di portare avanti gli studi, paura di sentire le emozioni,paura di intraprendere l attività lavorativa, paura di una malattia quale un tumore.
Piano piano le ho affrontate, le ho superate, ripetendomi una frase che ogni qual volta mi trovavo in difficoltà mi dava forza per andare avanti… Il lupo fa più paura finché non lo incontri.
Credo che al mondo non esista una persona che non abbia paura, io stessa nonostante ora cammini da sola, a volte più spedita altre volte un po’ più lenta, ho le miei paure, paure che nascono parallelamente all’andare del corso della vita…ma queste paure non mi bloccano più, queste paure non mi uccidono, queste paure mi danno modo di interrogarmi, di ascoltarmi di comprendermi per rinnovare ogni giorno il mio andare avanti, proseguire, procedere.
Quando scoprii di avere un tumore, nel pieno del mio percorso di cura, mi trovai faccia a faccia con una grande paura.
Avevo da sempre avuto paura degli ospedali, avevo anche passato un lungo periodo nella mia adolescenza a farmi continui controlli medici perché avevo il timore di ammalarmi di un male cattivo e morire…
Per me il mio tumore, è stata un’altra grande prova di affrontare una paura e di riuscire a sconfiggerla…una prova che mi ha insegnato a non arrendersi, a lottare per la vita, e non scoraggiarsi al primo fallimento ma continuare a crederci…ho subito due operazioni perché la prima non andò a buon fine e non mi sono arresa…
Questo è il mio modo per dire che le paure nella vita ci sono e, se pensiamo che valga la pena affrontarle, non ci facciamoci immobilizzare, non rimaniamo con la testa fra le mani a pensare e a ripensare a come fare. Utilizziamo le mani per plasmare la nostra opera chiamata Vita.
Elisa
La Paura fa più paura a pensarla che ad affrontarla. ChiaraSole
(Grazie Elisa!)