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DCA: Si può guarire! testimonianza

by ChiaraSole

DCA: Si può guarire! Testimonianza… Chiara B. nel pieno della sofferenza fatica a credere che si può guarire.

Chiara B. nasce a Urbino. Cresce a Fermignano insieme al papà Cesare, la mamma Rosa e il fratello Davide. All’apparenza Chiara è una ragazza modello: 100/100 alla maturità, attiva in parrocchia, nel volontariato, fidanzata in casa e senza tanti “grilli per la testa”. Chiara B. è solare all’esterno, ma il suo mostro la sta divorando dentro. Quel mostro ha un nome ben preciso: disturbi alimentari (anoressia e poi binge eating).
Chiara si diploma, si iscrive all’università e nel frattempo intraprende una “dieta fai da te” perché si vede un po’ troppo in carne. Scopre che oltre alla dieta c’è un’altra possibilità: il digiuno completo e nel giro di qualche mese arriva a perdere circa 10 chili. L’alternativa al digiuno era frutta e verdura in quantità ridottissime. L’anoressia la stava consumando ancora per poco perché da un momento all’altro Chiara si ritrova nel baratro del binge eating (abbuffate compulsive senza vomito).

Dopo tanta restrizione anoressica Chiara si ritrova a mangiare in continuazione, da mattina a sera, per cercare di saziare quella fame infinita, quel vuoto incolmabile che sente dentro di se. Chiara non vomita, non che non ci abbia provato, eccome, ma non c’è mai riuscita. Dopo ogni abbuffata passa giorni a cercare di smaltire correndo, nuotando, camminando da Ca’Vanzino al Bivio Borzaga e digiunando. Ha scoperto che il movimento e il digiuno sono ottimi alleati per smaltire il troppo cibo assunto (o almeno così credeva, allora non si rendeva conto che erano un’arma a doppio taglio). Ma Chiara si accorge che c’è qualcosa che non va e di sua spontanea volontà si rivolge e figure mediche. Viene però, PURTROPPO, tranquillizzata: “Se non vomiti non è niente, sarà un po’ di stress…” Alla faccia dello stress…!!!!

Chiara stava morendo piano piano. Il calvario continua e passano 2 lunghissimi anni. Chiara ha ormai il sintomo quotidiano; Lo sport e il digiuno non bastano più e Chiara sta ingrassando. Si vergogna a tal punto del suo corpo e di quel dolore a lei incomprensibile che decide di chiudersi totalmente in casa. Chiara pensa che ormai è finita. Passano 3 mesi, passano 3 mesi tra 4 mura, senza mai uscire, vedere o sentire nessuno al di fuori dei suoi familiari e resta stesa nel suo divano. Gonfia di grasso e di dolore Chiara fissa il vuoto, fissa la parete bianca per ore. Pensa che è veramente arrivata la sua ora. Poi un giorno, la luce. Poi un giorno ha rivisto la luce del sole, di ChiaraSole.

ChiaraSole, fondatrice dell’Associazione MondoSole di Rimini (centro per disturbi alimentari), stava raccontando la sua personale storia di anoressia, binge e bulimia durata 14 anni. ChiaraSole affermava a gran voce che anche da questo inferno si può uscire. Si può guarire: COMPLETAMENTE.
Chiara contatta ChiaraSole via mail e 2 settimane dopo è già a Rimini per iniziare il suo percorso di cura. Dopo qualche mese decide di trasferirsi in pianta stabile a Rimini, piuttosto che fare la pendolare.

Chiara B,: “E’ a Rimini che oggi vivo, lavoro e amo la vita. Il percorso non è stato facile. Come ogni risalita dopo un’immensa discesa in un tunnel, ho affrontato momenti di infinito dolore durante la rielaborazione e la ricerca delle cause della mia malattia. Non volevo fare la modella. Volevo scomparire, annullarmi, morire perché la vita era diventata troppo dolorosa da vivere. C’è una sostanziale differenza tra il voler morire e il volere fare la modella. Questo è quello che ancora oggi la società, la morale, il perbenismo comune pensa dei disturbi alimentari. Anoressia, bulimia, binge, ecc. non sono i mali delle modelle o di chi è poco intelligente. È anche a causa di questo terribile giudizio che le ragazze e i ragazzi che ne soffrono, continuano a farlo in silenzio. Si pensi che ci sono statistiche che affermano che 1 donna su 3 soffre, in una qualsiasi forma, di disturbi alimentari.

E’ drammatico immaginare che oltre al dolore della malattia si debba provare anche il dolore della vergogna perché la gente ti considera una persona stupida che pensa solo alla propria immagine. Io non ho rischiato la vita (perché l’ho rischiata) perché volevo sfilare in una passerella… soffrivo troppo e il mio corpo è stato lo strumento per esternarlo.
Ecco perché oggi scrivo, parlo, racconto di me, perché non posso pensare che altre persone stanno passando attraverso quel dolore gravate anche dal peso della vergogna. Ragazzi, Ragazze, Donne e Uomini… Chiunque tu sia..
Basta vergognarsi! La vita non è per qualcuno, la vita è per tutti.

E guarire è possibile, ma non da soli. Con la guida e il supporto di specialisti. L’amore dei familiari e la propria forza di volontà non sono sufficienti. Possono attenuare ma non sconfiggere definitivamente un male che invece può e deve essere sconfitto totalmente.

E la vita ritorna, anzi torna dal principio con una luce e delle sfumature che mai avrei pensato di poter vedere. Oggi la mia vita è infinitamente bella e piena anche nella “banalità” e nella quotidianità di ogni giorno. Perché oggi so che ogni momento sono viva e ogni momento è prezioso. Oggi so che questa vita mi è stata donata da chi prima di me l’ha vissuta con le sue gioie e i suoi dolori. Oggi anch’io voglio viverla pienamente.

La vita è meravigliosa. Chiara B.”

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