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Riflessione sul fatto che NESSUNO SI SALVA DA SOLO e sulla QUARANTENA.

by ChiaraSole

Riflessione sul fatto che NESSUNO SI SALVA DA SOLO e sulla QUARANTENA: Nella malattia si cerca frequentemente di trovare una “soluzione” a ciò che si sta vivendo, dimenticando spesso che ciò che si vive è incomprensibile prima di tutto a sé stessi.

Cercare di comprenderlo da soli equivale a rimanere nel circolo dei propri pensieri.

Hai la possibilità di decifrarlo, capirlo e elaborarlo con tutto il dolore che questo comporta. Chiedi aiuto, nessuno si salva da solo!

“NON MI CAPISCI”
Quante volte mi sono sentita incollata addosso questa sensazione.
La sensazione di non essere compresi è forse quella più brutta quando si vive una malattia.

Mi sono chiesta spesso se valesse la pena tentare ancora di spiegare.

Spesso la sensazione di non essere capiti riflette la non comprensione che abbiamo della nostra stessa malattia.
Forse la reale sensazione è quella di essere in un buco nero nel quale più si cerca di uscire più sembra di alimentare la malattia stessa.

Non mangiare porta all’abbuffata, ma poi sembriamo dimenticarci di questo e tutto sembra tornare punto e a capo.

Da chi non ci sentiamo davvero capiti? Forse non riusciamo noi stessi a capire ciò che ci accade.
Chiedere aiuto è l’unico strumento che si ha per sperimentare finalmente quella comprensione della nostra malattia che può portarci a capirla, interiorizzarla e a guarire. Guarire si può! Chiedi aiuto!

QUARANTENA
Il mondo non è abituato ad essere rinchiuso, pensai.

Abbiamo passato la vita a cercare di riempire il nostro tempo senza mai chiederci se questo ci rendesse felici, se ci permettesse di vivere a pieno la nostra vita.

Mi chiesi il perché avessimo bisogno di “riempire”.
C’è chi lo fa per non pensare,
chi per non stare con sé stesso,
chi per sentirsi realizzato,
chi perché non può fare altrimenti,
mi dissi.

Stavamo andando avanti con l’illusione di controllare il nostro tempo.

Quanto ci sentiamo invincibili noi essere umani, tanto quanto siamo piccoli di fronte a ciò che non possiamo “controllare”.

Oggi ci ritroviamo a sperimentare l’impotenza del “non poter fare” del “non poter riempire” del “dover rimanere fermi” e, ahimè, del dover stare con noi stessi.

Amo vedere le difficoltà come possibilità. Oggi ne abbiamo una grande: ascoltarci!

Pensiamo a quante volte ci siamo lamentati di non avere tempo; del fatto che le giornate sarebbero dovute durare 48 ore per fare tutto ciò che ci eravamo prefissati di fare.

Oggi chiedo a chi sta leggendo di provare a misurare il proprio tempo in qualità e non in quantità.

Potremmo accorgerci che non ci servono 48 ore per guardare qualcuno negli occhi, provare ad esprimere quello che pensiamo e proviamo, sperimentarci in qualcosa di nuovo o riprendere qualcosa di abbandonato.

Potremmo accorgerci di quanto ci mancano gli altri.

Potremmo accorgerci di non essere soli e sentirci parte di qualcosa.
Potremmo addirittura accorgerci di essere umani.

Lisa

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