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preziosa testimonianza: binge eating, dipendenza affettiva, bulimia sessuale

by ChiaraSole Ciavatta

preziosa testimonianza: binge eating, dipendenza affettiva, bulimia sessuale

preziosa testimonianza: binge eating, dipendenza affettiva, bulimia sessuale: Sono Giada e la prima volta che ho varcato la porta di MondoSole è stato davvero tanto tanto tempo fa, anche se mi sento di dire di aver iniziato il mio percorso realmente dopo un lungo periodo, rispetto alla data del mio arrivo: tante resistenze, paura, emozioni contrastanti mi portavano a fare una gran fatica a mollare quell’idea di controllo che erroneamente sentivo come salvifica. In realtà mi avrebbe portata alla morte.

Quando ho visto Chiara la prima volta, ho sentito dentro una forte speranza, quella di poter uscire dal cosiddetto ciclo sintomatico (dal giro). Sapevo infatti, che lei aveva vissuto tutto quello che io ancora vivevo.

CAPIVA VERAMENTE!

Ricordo molto bene una frase letta nel suo libro: guarire non significa ingrassare.

Parlando con lei, ho finalmente compreso quale fosse realmente il nome del mostro che mi logorava: binge eating.

Sì, perché io, non vomitando, ho sempre pensato che non stessi veramente così male. In realtà era solo un alibi che mi creavo per evitare di chiedere aiuto. Avevo paura!

Arrivata a MondoSole, grazie al centro, già dai primi mesi le cose dal punto di vista alimentare andavano meglio, ma quando scopro che G., il ragazzo con cui stavo da più di cinque anni, mi aveva tradito per un lungo periodo, avendo lui una storia parallela alla nostra, ho riperso completamente la strada.

In terapia non volevo più trattare quell’argomento (troppo dolore) e così Chiara e Matteo, mi fanno notare questa cosa, dicendomi che in un percorso era importante/fondamentale parlare di ogni cosa a 360 gradi. In questo modo, loro non potevano aiutarmi, se io non volevo.

Con G. avevo instaurato una forte dipendenza affettiva, lo dimostrava anche il fatto che nonostante avessi saputo che lui portava avanti due storie insieme, io non volevo assolutamente ragionare sulla valenza che questo avesse per me.

A quel punto ho scelto di lasciare il mio percorso di cura e di buttarmi a capofitto in quella pseudo relazione.

Naturalmente con G. le cose non andavano bene, e per cercare di non sentire tutto quel dolore, ho iniziato ad uscire sempre più spesso. Serate e nottate con tante ‘amiche’, anche se in realtà mi sentivo tremendamente sola. Quando poi, mi sono accorta che l’attenzione di uno sconosciuto mi provocava una forte adrenalina. una forma di riconoscimento e di conferma interiore, (allora valgo qualcosa!) ho spostato la mia dipendenza da G. verso un’altra forma di dipendenza, allora non ne conoscevo nemmeno l’esistenza: la bulimia sessuale.

Il sintomo alimentare ovviamente era molto prepotente.

Infatti oltre a tutto il dolore che avevo provato a schiacciare prima di G., poi con G., ora, ogni volta che uscivo con un ragazzo, al rientro, passata l’adrenalina dell’avere quella persona, il vuoto che sentivo era ancora più profondo, il senso di colpa e di sporcizia mi massacrava la mente, e così per punizione e per cercare di non pensare a ciò che avevo fatto poco prima, utilizzavo il cibo….

Inutilmente.

Vivevo tutto in funzione del week end, delle uscite. Durante il giorno mi massacravo tra cibo e sport compulsivo e sport compulsivo e cibo.

Desideravo far sentire le mie ossa al ragazzo del momento: inconsapevolmente volevo far sentire/vedere il mio dolore…

La fame e la compulsione verso la conquista e quindi verso una forma di riconoscimento del mio valore era diventata sempre più forte. Notavo un ragazzo e questo diventava la mia ossessione finché non riuscivo ad averlo: a ‘divorarlo’.

Dopo diverso tempo mi sono resa conto che da sola non riuscivo ad uscire da tutto questo e che avevo bisogno d’aiuto.

Ritorno da Chiara. Ritorno a MondoSole.

Ho faticato molto per ritornare in carreggiata, per ritornare in me.

Ero molto anestetizzata e la mia motivazione alla guarigione non è arrivata nell’immediato.

Un cambiamento fondamentale per me è stato il trasferimento da casa con i miei genitori ad una casa con altre compagne di percorso.

Diciamo che, fino a quando ero a casa con loro, mantenevo comunque quasi tutti i miei schemi, i miei riti… dinamiche care instaurate negli anni!

Con la convivenza con altre persone di MondoSole, che soffrivano della mia stessa malattia (e che quindi facevo più fatica a raggirare, visto che parlavano la mia stessa lingua), con l’aiuto dei consigli alimentari, con le sedute individuali e i gruppi che con grande fatica cercavo di seguire con costanza ogni volta che ero in ferie e ogni sabato, sono riuscita a capire i diversi motivi che con grande violenza mi portavano a concentrarmi sul cibo, sull’attività fisica compulsiva e su una forma ‘anoressica’ di vivere la vita, priva di sapori ed emozioni, perché erano proprio queste a spaventarmi, le EMOZIONI sia belle che brutte, ma che nello stesso tempo cercavo, attraverso ogni forma di compulsione.

Sono riuscita a capire perché mi ero legata così fortemente ad una persona che mi aveva tanto ferito, e perché andavo a ricercare sempre amicizie e ragazzi con certe caratteristiche.

Ho preso consapevolezza delle dinamiche che c’erano nella mia famiglia, solo dopo avendo fatto uscire tutta quella rabbia che in passato rivolgevo solo contro me stessa, imparando ad accogliere i miei genitori per quello che sono e non per come io volevo che loro fossero.

Per me è stato fondamentale capire e interiorizzare che il proprio dolore non dipende sempre dai fatti oggettivamente accaduti, ma anche da come questi vengono da noi percepiti, in base alla propria sensibilità.

Arrivata per la seconda volta al centro, ciò che non avrei mai messo in discussione era il mio rapporto con gli uomini: In realtà per traumi passati, senza la copertura dei sintomi, ne avevo una tremenda paura, una paura tale che mi portava ad avere un atteggiamento ossessivo/compulsivo verso le pulizie (cercavo di pulire fuori, quello che sentivo sporco dentro).

È stato molto difficile riavvicinarmi all’universo maschile senza maschere con le quali mi proteggevo e accettando con grande fatica la mia timidezza.

Già da tempo sono una donna sposata e vivo con Massimo, porto sempre nel mio cuore e nella mia mente, tutti questi anni.

Sono riuscita a creare con la mia famiglia un nuovo rapporto, maturo e di rispetto reciproco, capendo che non è tutto dovuto solo perché sono figlia.

Ho creato dei veri rapporti di amicizia che per me rappresentano una delle basi della mia serenità.

Nella vita sicuramente ci saranno momenti dolorosi e difficili, ma ora ho gli strumenti per poter affrontare tali momenti senza soffocare il mio sentire.

E per questo non smetterò mai di ringraziare Chiara e Matteo.

Grazie! G.

 

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