Ognuno di noi, nelle proprie dinamiche storiche, ha ricevuto svariate definizioni su chi e come doveva essere: sui difetti, i pregi, il carattere in generale.
Ad esempio: “Tanto tu sei fatto così e reagisci così.” Oppure “assomigli a papà, mamma, zia, o….”.. Ecc. Ecc.
Succede verso di noi, ma anche nei riguardi di chi ci è accanto come ad esempio fratelli, sorelle, parenti, amici, ecc.
Quindi cominciamo tutti a vederci, inconsciamente, attraverso altri occhi, con specifici ruoli e con caratteri ben definiti.
Sì cresce con la convinzione di essere proprio in quel modo: è stabilito che si è così!
Ci si sente definiti e qualunque cambiamento è inconcepibile, infatti spesso non è creduto dall’altro.
Quella diventa l’identità nella quale ci si deve riconoscere.
Tutto questo non solo confonde e condiziona la crescita, ma ci porta a sentire la pesante responsabilità di soddisfare quei canoni predefiniti.
Inoltre aggiungo che emotivamente, in molti sentono anche amore traballante come se potrebbe finire da un momento all’altro; un amore condizionato.
“Quindi per poter avere quell’amore è necessario dare qualcosa in cambio, o dover essere qualcun altro, altrimenti non sarò più amato perché risulti sbagliato e fallisco
(:non merito di essere amato, sento che l’amore va sempre guadagnato).”
Non è certo qualcosa che viene espressa a parole, ma si avverte un messaggio molto velato, nel contempo altrettanto incisivo che porta ad un TRRORE GHIACCIATO: “se le cose non andranno in un certo modo e io non sarò abbastanza, allora le persone che amo di più, non mi ameranno ne mi vorranno nelle loro vite per sempre perché ho dimostrato, dando quindi anche una palese conferma, “che io non vado bene, (secondo i loro canoni e le loro aspettative)’.
Imsomma, tutto diventa abnorme e le paure, se non affrontate, crescono sempre di più.
Si avverte dunque una grande responsabilità che, se non soddisfatta, ci fa stare molto male: il solito “non vado bene” condito con tanti “sensi di colpa”, perché abbiamo “tradito” le aspettative a noi affidateci da tutta una vita.
Ricordo bene le definizioni su di me, il mio carattere, pregi e difetti! Da parte delle mie figure genitoriali, a scuola, ambienti sportivi e così via.
Non metti il dubbio la buona fede dell’interlocutore.
Lo dicevano loro e quindi per me era oro.
Era così e basta.
L’impatto, crescendo, è stato potente, perché avvertivo di dover essere proprio quella persona prestabilita. Determinate caratteristiche e peculiarità mi sono sempre state strette, perché non mi riconoscevo affatto, non solo, mi colpevolizzavo anche.
Così come, ad esempio, non sento di assomigliare a una certa parente, ma da tutta la vita a casa io sono la sua fotocopia.
Mettere e mettersi in discussione per capirsi/conoscersi, è vitale.
Quanto lavoro e dolore per comprendere quali fossero le mie proprie idee e per accogliermi in questa nuova veste.
Nessuno può essere definito aprioristicamente, perché la propria identità si costruisce e comprende nel tempo.
Mettere in discussione quelle definizioni, non è affatto facile.
Ma farlo è necessario proprio per non sentirsi costantemente chiusi in una scatole rigida, fredda, piccola, statica, imposta, silente, ma anche assordante, che impone come e chi si deve essere, ma anche come si deve vivere.
È davvero importante farlo, essendo aiutati, per smettere di DOVER ESSERE E COMINCIARE FINALMENTE AD ESSERE!!!
TU, IO, OGNUNO DI NOI, SIAMO TANTE COSE E UNA DEFINIZIONE PRESTABILITA DURANTE LA CRESCITA PUÒ RISULTARE FUORVIANTE E ANCHE UN GRANDE LIMITE ALLA LIBERA/AUTONOMA ESPRESSIONE DI NOI STESSI. 🌞❣️
#AVANTITUTTA #CREDERCISEMPRE #ARRENDERSIMAI
ChiaraSole
PS: è splendido poi conoscere le persone che ami e, con inedite consapevolezze, poter creare una tua personale opinione e un tuo personale sentire.
Ho conosciuto, DAVVERO, mio fratello negli anni. Pian piano l’ho spogliato di tutto il valore emotivo dovuto ai tanti condizionamenti.
Sgombrando la mente. È stato meraviglioso, emozionante, autentico e maturo.
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