Ortoressia

by ChiaraSole Ciavatta

Che cos’è l’Ortoressia?

Ortoressia: ossessione per il mangiare cibi sani
Orthos (giusto, sano, corretto) – orexis (appetito)

Si tratta di una forma di sintomo alimentare, denominato “ortoressia”, cioè l’ossessione per il mangiare cibi sani, come anticipato dall’etimologia greca: “Orthos” che significa giusto, sano, corretto, e “orexis” che è l’appetito. Questo nuovo termine clinico-diagnostico nasce dalle riflessioni e dall’autodiagnosi di Steven Bratman, un medico statunitense esperto in scienze alimentari che ha raccolto le sue intuizioni, i suoi studi sui pazienti trattati e la propria esperienza autobiografica nel libro “Health Food Junkies”, che è diventato un best-sellers in America e che contiene una rassegna sulle diete attualmente più popolari ed una teorizzazione su questo nuovo tipo di disagio psicosociale.
Sebbene stia iniziando una timida campagna di informazione attraverso i mass-media, l’ortoressia non è ancora ufficialmente riconosciuta dai manuali diagnostici né dalla letteratura specialistica, che forse attende di pronunciarsi in attesa di un’analisi più approfondita del fenomeno in questione.

Il testo autobiografico di Steven Bratman ripercorre le fasi ed i fenomeni di questa inedita forma di estremismo radicale inerente la scelta qualitativa dei cibi ed il loro consumo, che portava lo stesso autore a consumare i pasti in silenzio assoluto, a mangiare verdure solo se colte al massimo 15 minuti prima e a temere l’insorgenza di malattie gravi a seguito dell’ingestione di cibi sentiti come velenosi, secondo lo schema di una classica ipocondria paranoica.
Se tanto ci interessa iniziare a parlare di questa nuova sindrome è anche perché rileviamo in essa la prevedibile conseguenza psicologica dei recenti allarmi alimentari: la mucca pazza, i polli contenenti diossina, i cibi transgenici, gli OGM, ecc, che certamente hanno costituito le basi per una ricerca ossessiva di cibi e stili alimentari che proteggano (realmente o illusoriamente) rispetto a queste minacce, che per giunta vengono ingigantite dalla tendenza dei mass-media di sfruttare l’effetto angosciante degli stessi.

Anche la diffusione delle informazioni scientifiche sui cibi e la nutrizione, come testimoniato dall’uso delle informazioni nutrizionali sui cibi confezionati, sempre più dettagliate e complesse, sembra spingere nella stessa direzione. Una percentuale elevata di persone ha iniziato da tempo a manifestare una sincera preoccupazione circa i rischi veicolati dal cibo e dai trattamenti a cui questo è stato sottoposto in fase di produzione. E infatti le recenti pubblicità dei cibi puntano molto a rassicurare sull’origine “naturale” o “bilogica” o comunque “super-controllata” degli stessi, avendo captato questa preoccupazione diffusa. Non c’è dubbio che dietro l’angolo c’è una più generale diffidenza verso le aziende produttrici che negli ultimi decenni hanno spesso dato prova di opportunismo e disinteresse per le ricadute sanitarie di alcune scelte industriali (si pensi al vino al metanolo di una decina d’anni fa che aveva messo in crisi la credibilità di tutta la produzione vinicola italiana). Applicando solo per un attimo una lettura psicodinamica al fenomeno dell’ortoressia, posso aggiungere che siamo davanti ad un fenomeno di diffidenza verso “l’Altro che nutre” in generale, il che apre il campo a possibili letture edipiche che rimandano alle dinamiche passate verso chi per primo ha nutrito, dunque ad una diffidenza generazionale verso l’intenzione inconscia della madre che nutre; figura materna che certamente nei decenni del post-femminismo si è molto allontanata dalla classica immagine pubblicitaria della madre rassicurante e sempre presente.

L’ortoressia richiama anche l’attenzione verso le numerose diete esistenti sul mercato (un mercato ormai saturo in cui ogni settimana appaiono su Tv e giornali nuove diete sempre meno logiche che favoriscono un pericoloso “fai da te”).

Si può parlare senza ombra di dubbio di vere e proprie diete ortoressiche, quali: vegan, crudisti, vegetariani, cadaveriani, macrobiotica, ecc, che presentano tutte il comune denominatore di una ipreselezione degli alimenti che finisce per essere pericolosa nell’educazione alimentare e che è ormai dimostrato sono spesso alla base di alcune malattie infantili.

Il problema dell’ortoressia infatti non si limita solo alle pesanti limitazioni della vita sociale delle persone che ne sono affette, le quali non possono accettare un invito a cena a casa di amici o al ristorante perché si imbatterebbero in cibi non sicuri o selezionati (per non parlare delle limitazioni provocate dal doversi procurare cibi particolari, trattarli igienicamente con controlli scrupolosi che si presentano come rituali ossessivo-maniacali e che possono richiedere molte ore di tempo), ma tocca anche il campo prettamente medico, visto che tali soggetti si espongono ad avitaminosi, osteoporosi e artereosclerosi con grande frequenza rispetto a soggetti di controllo che seguono un’alimentazione completa.

Ciò che differenzia l’ortoressia dalle altre forme più conosciute di disturbi del comportamento alimentare, è che mentre nell’anoressia-bulimia tutte le attenzioni sono poste sulla quantità di cibo e sulle sue ricadute, quindi l’estetica e le forme del corpo, il calcolo delle calorie, al colpa per aver mangiato troppo, ecc, nell’ortoressia al contrario tutte le preoccupazioni riguardano solo la qualità del cibo, il rischio di contaminazione, la minaccia che sia sporco o non sano, non puro, fino alla vera e propria mania di persecuzione, come se qualcuno volesse avvelenare il soggetto.
Anche il desiderio inconscio che sta alla base dell’ortoressia si differenzia da quello che è alla base degli altri disturbi alimentari. Se nell’anoressia-bulimia ci troviamo davanti ad una irriducibile pulsione di morte, che punta ad un tentativo di annullamento della vita, nell’ortoressia invece il desiderio inconscio più frequente è il suo contrario, cioè quello dell’immortalità, perseguita attraverso un evitamento di tutto ciò che, nel cibo (ma non solo) può risultare tossico o dannoso.
Ampliando questo ultimo concetto, possiamo notare che il meccanismo psicologico di fondo riconda molto quello del timore ipocondriaco o paranoico, secondo il quale il corpo verrebbe corrotto da una fonte esterna e dovrebbe ripulirsene (cosa che può avvenire in verie forme: dal vomito anoressico-bulimico al cutter, cioè ai tagli autoindotti dell’autolesionista, fino agli antichi esorcismi, che in egual misura puntavano a far “uscire” dal corpo una entità indesiderata e ritenuta contaminante), solo che nell’ortoressia questo evitamento di ciò che contamina avviene anticipatamente, viene cioè prevenuto anzichè curato a posteriori, evitando appunto l’introduzione di cibi ritenuti sporcani (per motivi morali, etici o metabolici).

Anoressia-bulimia = ossessione per la quantità di cibo.
Ortoressia = ossessione per la qualità del cibo.

Anoressia-bulimia = pulsione di morte (puntano all’annullamento della vita)
Ortoressia = desiderio di immortalità

Possiamo stilare una prima lista dei fenomeni ricorrenti in questa nuova patologia:

. Necessità di conoscere singoli ingredienti dei cibi
. Il cibo non è fonte di piacere
. Disgusto per le persone che mangiano in modo normale
. Difficoltà di relazione con chi non condivide le proprie idee sul cibo
. Disgusto nel riempire (contaminare) il proprio corpo con sostanze non naturali
. Paura di contaminare il proprio corpo
. Desiderio continuo di depurarsi
. Necessità di programmare ogni pasto
. Severità con sé stessi
. Senso di colpa quando si trasgredisce alla dieta
. Evitamento fobico di piatti, posate, pentole contaminate da cibi non naturali
. Evitamento di piatti/posate/pentole di materiali che possono alterare le qualità nutritive (teflon, alluminio, ecc).
. Esitamento pranzi sociali, portano con sé cibi pronti e stoviglie personali.

E possiamo stilare anche una sommaria divisione in tipologie:

. Ortoressici Positivi (es: dieta mediterranea) L’aspetto maniacale non sta nell’opporsi a certi cibi quanto nel promuovere ed idealizzare alcuni cibi sani e limitare gli altri.
. Salutisti (vegan, macrobiotici) eliminano ampie categorie di cibi ritenendoli dannosi, a prescindere da ogni riscontro medico scientifico.
. Etici: escludono cibi (carne) per rispetto delle condizioni degli animali allevati, per motivi religiosi, spirituali o culturali.
. Matematici (es: dieta a zona)

Sono già diversi i personaggi famosi del mondo cinematografico che si dichiarano ortoressici: da Julia Roberts a Winona Ryder, ed esiste in America anche un sito internet, che offre un servizio on-line di lusso, che consegna a domicilio cibi genuini controllati e garantiti.

Dott. Matteo Mugnani e ChiaraSole

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