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Non si può giudicare dal peso il dolore: disturbi del comportamento alimentare

by ChiaraSole

Non si può giudicare dal peso il dolore: disturbi del comportamento alimentare Stop alle etichette sociali sui disturbi alimentari

Non si può giudicare dal peso il dolore disturbi del comportamento alimentare: Fra le tante e diverse dipendenze esistenti e riconosciute nel mondo sociale quali, droga alcool gioco d’azzardo, da qualche anno finalmente vengono riconosciuti tali anche i disturbi alimentari.

L’”ignoranza” a livello sociale e non solo, ahimè è tanta. Spesso per strada sento la gente definire anoressica o obesa una persona che presenta una forma corporea estremamente magra e viceversa.

Chi non è a conoscenza di tali patologie usa i termini anoressico o obeso come parole comuni, non sapendo che dietro queste si nasconde un disagio e un dolore indescrivibile a parole.
Lampante per me fu questa immagine. CLICCA PER LA CAMPAGNA.Non si può assolutamente giudicare da un peso specifico il dolore che una persona ha dentro. Spesso sono le stesse persone che soffrono di queste patologie a sminuirne la gravità. Si pensa comunemente che le persone affette da DCA (DISTURBI DEL COMPORTAMNETO ALIMENTARE) possano raggiungere uno stato di benessere in base al peso.

Ma no signori... è proprio questo il punto, una persona ovviamente soffre per un aspetto che fuori non apparirà mai come quello che vorrà inconsciamente, il punto estremamente cruciale è il DOLORE, LA SOFFERENZA che quella persona ha dentro, un dolore ingombrante che viene riportato sul corpo.

Le cause che portano ad ammalarsi sono tante e diverse, le definirei drammatiche poiché insite di traumi vissuti che non è stato possibile accogliere, perché troppo “pesanti” emotivamente.

Una frase comune che sento dire “beh a quella ragazza malata non le è mancato niente! i suoi sono capricci!” Tutto perché vuole essere più magra. Scusate se mi permetto, ma è riduttivo sminuire una malattia grave che può portare alla morte in riferimento solo ad un peso. La malattia viene sminuita così al 100% poiché se così fosse la soluzione sarebbe abbastanza semplice, ossia andare da un dietologo raggiungere un normopeso e tutto sarebbe finito, RISOLTO. Ma, affermo in prima persona, che non è così.’

Anoressia: completo rifiuto del cibo e della vita, Bulimia periodi alternati da restrizione alimentare a periodi in cui il cibo viene ingurgitato a grandi quantità per poi espellerlo (attraverso vomito autoindotto) al Binge: chili e chili di cibo ingeriti fino a stare male e a restare inermi.

Dunque sarebbe come dire ad un tossico- dipendente oppure ad un alcolista di smettere di bere o di drogarsi subito. Quindi IMPOSSIBILE!

I disturbi alimentari sono riconosciute come delle vere e proprie malattie e aggiungerei dipendenze, il cibo fin dalla storia, fonte di vita e nutrimento, vita che in questo caso viene rifiutata.

Cosa fare dunque se si conosce una persona affetta da queste patologie? O cosa fare se si soffre in prima persona?
La risposta pur quanto possa sembrare semplice da dire e applicare in realtà per le persone che soffrono è veramente difficile.

Ovviamente è CHIEDERE AIUTO a strutture specializzate in materie e iniziare un percorso E PORTARLO AVANTI. Purtroppo però, come anticipavo prima, la richiesta d’aiuto non è quasi mai così spontanea e immediata. Possono passare anni o può passare purtroppo una vita.
Per la mia piccola esperienza in questo percorso di cura e di crescita che HO SCELTO faticosamente, sono dell’ idea che NON E’ MAI TROPPO TARDI PER FARE SCELTE MIGLIORI, anche se ci spaventano o se è la vergogna a limitare. CHIEDERE AIUTO per re-imparare a VIVERE è salvifico. In questi anni ho avuto il piacere di conoscere diverse persone guarite, che oggi hanno una loro vita stabile, che hanno imparato ad amare quella stessa vita che stavano distruggendo, cogliendone le mille sfaccettature che questa comporta.

In passato mi è stato utile leggere le diverse testimonianze di ragazze guarite dopo anni di prigione in quella gabbia chiamata “CIBO CORPO” . Per questo stesso motivo anche se piccolo voglio dare un mio contributo.
Deb.

leggi anche: Campagna di sensibilizzazione MondoSole “il dolore non ha peso”

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