IO NON GUARIRÒ MAI
NON GUARIRÒ’ MAI: L’unica costante che scandiva le giornate era la mia malattia, la mia compagna di vita, la mia migliore e peggiore amica la quale non mi avrebbe tradito mai con tutti i nostri rituali che erano costantemente certi nella loro drammaticità..
La convinzione di poter controllare tutto e soprattutto tutti… intere giornate passate a vomitare con l’immancabile musica di sottofondo: TANTO IO NON GUARIRO’ MAI!
Quante volte ho ripetuto questa frase… quante volte sono stata convinta che quello sarebbe stato il mio destino… malata di disturbi alimentari, è questa la mia identità, dicevo… tra periodi che alternavano l’anoressia con il rifiuto del cibo in cui ogni giorno era identico a quello prima, il contar le calorie, escogitare come poter saltare i pasti cercando di evitare l’ennesima litigata con i miei genitori, alla bulimia in cui il tempo era un’ossessione…
correre a comprare il cibo presa da una compulsione fortissima, al mangiare voracemente rischiando spesse volte di strozzarmi, al correre in bagno a vomitar tutto fuori fino a farmi uscire il sangue, dovevo ripulirmi di tutto ciò che il mio stomaco aveva ingerito, dovevo ripulirmi dopo essermi” sporcata”, dovevo gettar fuori quella rabbia che sentivo dentro e che nessuno, credevo allora, avesse mai potuto capire. Dopo pranzo, le poche volte che lo facevo costretta dai miei genitori, ricordo le fughe a comprare altro cibo perché ormai avevo iniziato, avevo ingerito anche quel pochissimo che sicuramente mi avrebbe fatto ingrassare, doveva essere per forza o tutto o niente… così dopo il rituale quotidiano distrutta dalla stanchezza mi addormentavo prima di riniziare.
Molte volte capitava che mentre dormivo mi svegliavo di soprassalto dai crampi e con il terrore di dover andare a vomitare, ma dopo la gran corsa verso il bagno mi rendevo conto che non avevo ingerito nulla… quel terrore mi perseguitava, quella fretta e voracità… avrei calpestato chiunque avesse interrotto o ostacolato la mia abbuffata perché nessuno poteva capirmi. Intanto le persone attorno a me provavano in tutti i modi a farmi render conto del male che mi stavo facendo ma io continuavo a ripetermi che nessuno mi avrebbe mai potuto capire, che ero sola in tutto al mondo e che tanto non sarei mai guarita… Ricordo un giorno quando mia mamma mi chiese di accendere il televisore per guardare una trasmissione in cui era invitata ChiaraSole… non la conoscevo ancora ma il primo pensiero che mi circolò nella testa fu: <<figurati, questa cosa ne può capire, è facile parlar così… per me è tutto diverso>>.
Dentro di me sapevo che le parole dette da Chiara erano le stesse sensazioni che io provavo tutti i giorni da anni, ma forse era più “semplice e comodo” credere che non era così… la convinzione che solo per gli altri le cose si possono risolvere, gli altri possono mangiare, divertirsi, vivere, a me invece non era concesso.
Ho provato vari percorsi ma sebbene tutti mi abbiano lasciato qualcosa nessuno è stato risolutivo, forse era il posto sbagliato e soprattutto nel momento sbagliato. Sino a diverso tempo fa, quando incontrai ChiaraSole… fu la prima volta che io decisi da sola di intraprendere un percorso… Non è stato facile mettersi nella condizione di iniziare veramente affidandomi alle persone a cui avevo chiesto aiuto e perdendo man mano quelle auto convinzioni e quell’onnipotenza che fin lì mi avevano aiutato ad andare avanti.
Ho portato rabbia, dolore, odio, amore e nel tempo tutto è diventato consapevolezza di me e del mio vissuto, capendo da dove venivo. Non devo certo essere io a dirvi quanto è difficile portare il proprio sentire, ricordo quanti pianti nel raccontare le mie emozioni che senza sintomo giorno per giorno riemergeva da dentro me.
Dopo un po’ mi son resa conto che quel controllo che io credevo di avere non esisteva, ma che anzi era la malattia, quella che io consideravo la mia migliore amica, che controllava me e la mia vita.
Oggi faccio tesoro del mio passato e sono orgogliosa del mio presente… e tutti i giorni mi godo la calma del il mio pranzo in compagnia, sentendo la vita che circola nel mio stomaco e la libertà di poter prendermi un caffè con le mie amiche, andare al mare, studiare senza l’affanno di dover correre per scappare dalla vita e da tutte le sue emozioni (belle e brutte).
Giusy
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