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Non avrei mai pensato fosse stato possibile guarire da una malattia così forte: Ieri ho scritto ciò che sentivo. Ne è venuto fuori questo.
Non avrei mai pensato fosse stato possibile guarire da una malattia così forte: Nel mezzo del mio percorso di cura mi trovo ad affrontare il mostro più orribile.
Il terrore mi assale e con esso sopraggiunge anche la disperazione di chi ha abbastanza lucidità da comprendere che è necessario che io proceda lungo la strada. Questa strada. Non posso tornare indietro, non posso non andare avanti e guardare negli occhi la bestia.
Da piccola, quando non potevo provvedere a me stessa, ho sentito in molteplici situazioni, (che si sono trasformate in traumi), un impotenza da farmi mancare l’ossigeno.
Gridavo, piangevo, mi opponevo con tutta me stessa alla violenza psicologica e fisica di mio padre. Avrei cessato di vivere molto presto, se di lì a poco non avessi trovato una “strategia” per sopportare quella tortura. L’essere umano è una macchina perfetta ed io ne ebbi una precoce dimostrazione.
Il carnefice si trasformò ben presto nell’uomo che amavo di più al mondo, a cui prestavo fedeltà con dedizione maniacale; era il mio dio. Colui che decideva della mia vita.
La violenza si era trasformata in una dolce melodia che mi estasiava e soffocava allo stesso tempo. Vita e morte si intrecciavano .
Le ferree leggi dello spietato dittatore erano diventate le mie. Guardavo il mondo con i suoi occhi.
La mia malattia era in incubazione. I disturbi alimentari cominciavano a mettere radici.
Ho sviluppato un forte senso del controllo, che apparentemente mi faceva immaginare di essere io a poter gestire e disporre a mio piacimento di ogni cosa. Con quella stessa prepotenza che mio padre usava con me.
Tanto più sentivo l’impotenza tanto più la mia idea di controllo aumentava.
Il gradino più alto, la scalata più faticosa, il mostro più orribile di sempre, è per me rielaborare questa parte.
Passare attraverso il sentire l’ impotenza di quella creatura indifesa è come attraversare l’inferno.
Mi oppongo con tutta me stessa, eppure so che è l’unica strada per riavere la mia libertà. Non ci sono strade alternative, non scorciatoie.
Quante difficoltà ho affrontato lungo il mio percorso. I pensieri ossessivi come un martello pneumatico sfondavano il mio cervello, facendogli prendere le conformazioni che più gli erano utili.
Non avrei mai pensato fosse stato possibile guarire da una malattia così forte eppure oggi mi ritrovo ad aver rielaborato traumi, avere consapevolezze che erano distanti anni luce da me.
Questo è l’ultimo mostro da sconfiggere, l’ultima epidemia da debellare, l’ultima grande e ripida e tortuosa montagna da scalare, dopodiché potrò vedere la luce. Finalmente essere libera di scegliere, amarmi e amare pienamente.
Mary