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Penso che ognuno di noi custodisca immagini e video.
Personalmente lo faccio da anni. Oltre ai miei personali ovviamente, mi riferisco anche a delle perle che trovo attraverso le miei ricerche.
È arricchente attingere dagli altri.
Si trovano cose straordinarie. Per quanto concerne il seguente video non so chi sia l’autore.
Ho pensato di condividerlo perché non può non far riflettere.
Lasciar andare vale per tutto, per tutti e in tutte le sfere della vita.
Lasciar andare è un atteggiamento e una forma mentis, direi, vitale da apprendere nel corso della vita.
Non significa accettare e rassegnarsi, bensì accogliere, comprendere, apprendere e crescere.
Lasciar andare al fine di non impuntarsi inutilmente su cose o situazioni che ci porteranno solo a stare male minando la nostra quiete e portandoci a dubitare di noi stessi.
Lasciar andare significa anche disinnescare in tutte quelle situazione di attrito, rancori, provocazioni, litigi… “tu LASCIA ANDARE… disinnesca: non permettere che quella discussione prosegua con il rischio che ambo le parti dicano cose di cui poi ci si possa pentire.
Lasciar andare è un moto positivo interiore per non fossilizzarsi su persone o cose che inquinano il nostro equilibrio e benessere.
Lasciar andare le aspettative, facendo posto alla vita così come è senza forzarla.
Lasciare andare è togliere potere all’illusoria idea di poter gestire e quindi controllare le emozione proprie e altrui.
Lasciar andare è tante tante cose nella quotidianità. Difficile da attuare, tanto quanto lo è farlo.
La conoscenza è imparare qualcosa ogni giorno.
La saggezza è lasciar andare qualcosa ogni giorno.Proverbio
Essere Forti o essere deboli…..retaggi culturali!
A livello sociale abbiamo un’idea errata di cosa significhi essere forte.
Siamo ancorati all’idea del passato che è stata insegnata di generazione in generazione: un’idea di persona forte prestabilita con canoni ben precisi spesso opprimenti e molto faticosi da sostenere.
Ci sono stati dei cambiamenti negli anni, ma assolutamente non sufficienti per sentirsi liberi di esprimersi senza dover combattere dentro di sé; ancorati a quel ciondolo emotivo interiore che a volte oscilla verso “sono DEBOLE e, essere deboli non va bene.
Quindi io non vado bene. Essere deboli “significa” esprimere concretamente i propri sentimenti, togliere le maschere protettive, sentirsi vulnerabili. E’ sbagliare. Anche ammettere di non saper fare qualcosa e di doverlo imparare….ecc.
Riassumendo: persona debole = non accettata = non amata o comunque meno.”
…. Quindi poi da debole, il ciondolo emotivo interiore oscilla verso “sono FORTE”.
Per forza!
Lo si vive come un dovere implicito.
Sempre nel retaggio da cui proveniamo, “Una persona forte conosce e attua il controllo (che non esiste) molto bene, aspira alla perfezione (che non esiste), gestisce (controlla) il dolore e le emozioni. Sa sempre cosa fare e quando. Non può né deve chiedere aiuto. Fa tutto da solo e sa fare tutto….. Quindi, se si corrisponde a questi surreali canoni, si è amati da tutti.
Riassumendo: persona forte = accettata = amata.”
Facendo il punto (su ciò che si sente):
- persona debole = non accettata = non amata o comunque meno.
- persona forte = accettata = amata.
- CHI VIVE QUESTO CONFLITTO, E PARLIAMO DI TANTE PERSONE, SENTE CHE L’AMORE NON E’ INCONDIZIONATO, BENSI’ CONDIZIONATO!
Potrei continuare ancora, ma comunque in poche parole una persona forte, così come concepita nell’immaginario, è un superman/woman, perché secondo quei canoni idealizzati, non può essere un essere umano.
L’idea è errata ed estrema.
Anche perché ‘essere forte non è quanto ho scritto qui sopra, è tutt’altro!
Le peculiarità della persona forte, o di quando si è più forti, e della persona debole, o di quando si è più deboli, sono state portate a un estremismo eccessivo nell’immaginario collettivo.
Era così in passato e posso affermare con cognizione di causa, che questi doveri interiori sono presenti ancora oggi.
Ho ascoltato il dolore di moltissime persone che sentono quotidianamente la propria vita castrata dal DOVER ESSERE FORTE PER FORZA per sentirsi accettate dai propri familiari, socialmente e in ogni sfera della vita; quel DEBOLE viene vissuto come un NON VADO BENE, NON SONO ABBASTANZA!
Quanto volte abbiamo affrontato questa tematica nei gruppi e quante altre la affronteremo: il termine DEBOLE non è accettato. Diventa dispregiativo e degradante.
Non solo, durante il lavoro introspettivo, è emerso molto esplicitamente come ci sia una visione distorta:
FORTE viene interpretato con una valenza maschile.
DEBOLE con una valenza femminile.
Nei confronti e ragionamenti pieni di sofferenza, la divisione è netta con una devastante scissione interiore che va alla ricerca di un IO manchevole di una sua spontanea e libera identità perché troppo spinto da ciò che sente, e non “dovrebbe” sentire, e ciò che avverte prepotentemente come richiesta esterna per essere giusto, amato e accettato.
Come si evince viene condannata la parte con la valenza femminile, decisamente non a caso.
Nessun accoglimento per le proprie debolezze CHE NON DOVREBBERO ESSERCI.
Tutto questo espresso durante svariati gruppi a MondoSole.
C’è tanto lavoro da fare a livello sociale!
Anche perché, ad esempio, le donne sono state liberate dalla costrizione del corsetto tanto tanto tempo fa, ma è come se ci fosse rimasto dentro. Esiste una memoria storica inconscia nella società che ci porta ancora oggi a castrarci a vicenda, purtroppo. Lo stesso vale per gli uomini su come e cosa devono o dovrebbero essere.
Cosa c’è di male nella debolezza? Chi non ha avuto periodi di debolezza? E’ forse questo giudicabile come non degno? Come non abbastanza? Come non giusto?
TUTTI, uomini e donne, siamo sia l’una che l’altra cosa e dobbiamo imparare ad essere indulgenti, ad apprezzarci, ad accoglierci sia per le nostre diversità, sia per tutto ciò che ci rende simili: cosa che facciamo una gran fatica ad accettare.
…anche perché NON E’ UNA GARA! SIAMO, O ALMENO DOVREMMO ESSERE, ALLEATI nei nostri punti di forza e di debolezza, anche perché abbiamo entrambe le sfaccettature indipendentemente dal sesso!
Come scrivevo, siamo stati educati di generazione in generazione a non mostrare le emozioni.
Quante volte ho fatto questo esempio: non appena un bimbo, un ragazzino si metteva a piangere, c’era subito un familiare adulto a rimarcare che non si doveva piangere. “Smetti di piangere”, “non piangere”.
Cosa che accade ancora. O, perlomeno, mi è capitato di sentire questo generi di frasi.
Questi atteggiamenti insegnano a tenere tutto dentro ed è molto pericoloso nel tempo.
LE EMOZIONI VANNO SEMPRE ESPRESSE!
No signori e signore… si tratta di un retaggio culturale che insieme dobbiamo continuare a scardinare, a riequilibrare. DOBBIAMO LIBERARCENE!
Ne abbiamo tante di cose da cambiare, da aggiornare, ebbene, facciamolo!
Siamo cresciuti così, molto è cambiato e ancora moltissimo deve cambiare!
Continuiamo a spezzare questa catena!
Liberiamoci da quello che non ci appartiene… e di nuovo ritorna: “lasciar andare”.
Sono una persona forte anche grazie alle mie fragilità. Non c’è forza senza debolezza e viceversa.
ChiaraSole Ciavatta