numb3rs – il controllo numerico nei disturbi alimentari: TUTTO doveva essere calcolabile, quantificabile, schedato e sottostare ad un rigoroso controllo.
Cercavo di dare un ordine matematico a una vita dove prevaleva solo il caos interiore, illudendomi che ero io a comandare tutto ciò che mi circondava e perfino tutta me stessa.
Mi è capitato lungo la mia crescita di trovarmi davanti a diversi tipi di ossessioni, tutte avevano lo stesso scopo: anestetizzare, focalizzare la mia mente su qualcosa di banale per non sentire il dolore vero, EVADERE.
I numeri erano una via di fuga dalla realtà, dettando le leggi che regolavano la mia vita. Il sintomo è un modo di astrarsi dal mondo reale invece di affrontarlo, diventa un rifugio, e la malattia mi permetteva di stabilire le regole di quando e come questo mio CORPO doveva essere nutrito, quante ore doveva dormire, quante vivere, come se fossi una macchina perfetta.
2012!!! La paura del TEMPO che scorre e non si ferma mai, il passare degli anni che toglie il fiato.
I disturbi alimentari congelano la crescita, inconsciamente vogliamo questo: fermare il tempo, rimanere sempre giovane, sempre bambine, sempre perfette. Vivendo schiave del passato, dedicando ogni secondo del presente a tornare indietro, perdendo in questo modo la possibilità di costruirci un futuro.
Tante volte è capitato di soffermarmi il giorno del mio compleanno o capodanno a fare lo screening, il conteggio di tutto ciò che ero riuscita a combinare in quei 365 giorni lasciati alle spalle. Qualunque cosa fossi riuscita a fare comunque non era mai abbastanza.
10, 10 e lode, 11: Fissazione per i VOTI a scuola, all’università, come se quel numero fosse l’unica e totale valutazione della mia persona da ogni punto di vista. Cercare una perfezione anche dal punto di vista intellettuale e non solo fisico. Avevo costruito un’immagine di me stessa, un prototipo che doveva essere un 10 e tante lodi, non era concepibile essere un punto in meno.
38, 36, 34: Ossessione per le TAGLIE, il corpo doveva starci in una taglia precisa e prestabilita da me. Compravo i vestiti senza provarli, in quella taglia ideale reimpostata e dovevo fare in modo di entrarci costi quel che costi.
50, 45, 40: Ossessione per i CHILI, GRAMMI, MILLIGRAMMI. All’inizio si trattava di perdere un po’ di kili, poi questi non bastavano e la fissazione era arrivata a quel milligrammo in più o in meno che segnava ogni giorno il rituale della BILANCIA.
Mi pesavo ogni ora, ogni minuto, ogni secondo. Registravo ogni valore in una mia tabella, quel NUMERO era tutto per me.
Numeri che trovavo anche nelle CALORIE: avevo l’immagine impresa nella mia testa di ogni tabella nutrizionale di ogni alimento. Mentre mangiavo non sentivo i sapori perché ero troppo concentrata a calcolare grammi ingeriti, kcal, proteine, grassi, ecc.
Quaderni pieni di tabelle, dove scrivevo tutto ciò che ingerivo.
Tutti questi rituali di controllo o azioni mentali, venivano messi in atto per ridurre il senso di disagio e l’ansia provocati dai pensieri e dagli impulsi tipici delle ossessioni; costituiscono, cioè, un tentativo di evasione del disagio, un mezzo per cercare di conseguire un controllo sulla propria ansia. Per esempio, mi “permettevo” di mangiare solo “3” di ogni cosa. Tre biscotti al cioccolato, 3 merendine, 3 yogurt, 3, 3, 3… se sgarravo e mi capitava di inghiottire una molecola in più di cibo allora i miei schemi saltavano in aria e prendeva il via l’abbuffata incontrollabile. I rituali di lavarmi 3 volte le mani, spegnere 3 volte l’interruttore della luce e così via, se non lo facevo venivo invasa dal terrore che qualcosa di brutto potessi capitare me o le persone care.
Attraverso un intenso lavoro basato sulla fiducia, sulla parola e la comunicazione si impara a perdere questo controllo malato, a rinunciare al godimento del calcolo, ad accogliere l’imprevisto, lasciare entrare ogni tipo di emozioni nella vita ascetica che ci siamo costruite.
Niente più bilanci (e bilance), niente angoscia verso quelli che sono soltanto NUMERI. Dopo tante fatiche è gratificante essere arrivata a oggi con un sentire saldo, con l’unico proposito per il domani di COSTRUIRE giorno per giorno un pezzettino solido di presente in modo da arrivare a un futuro stabile.
Oggi la mia vita, il mio corpo, le mie emozioni non sono più quantificabili, semplicemente SONO.
Tocca a noi scegliere di metterci in gioco e riuscire ad arrivare a essere liberi di essere.
Sole
In queste patologie i numeri hanno tante valenze, mi soffermerei su una in particolare: si ha grande paura del divenire, del cambiamento. I numeri portano con loro la staticità… qualcosa che non cambia e quindi ancora una volta “incarnano” l’illusione di un controllo assoluto e perfetto. Quella perfezione che non esiste, ma che è potente nella malattia. Un numero è fermo, la vita è in movimento. La malattia è fatta di numeri: calorie, cm, chili… tutto per fermare un sentire non controllabile, tutto per non accoglierlo! Ed è importante rendersene conto: proprio per NON essere un numero, bensì una persona che ha dei sentimenti e pian piano sceglie di volerli sentire! ChiaraSole