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disturbi alimentari NON SONO (NON MI SENTO) MAI ABBASTANZA

by ChiaraSole Ciavatta

disturbi alimentari NON SONO (NON MI SENTO) MAI ABBASTANZA. Testimonianza e Riflessione

disturbi alimentari NON SONO (NON MI SENTO) MAI ABBASTANZA: Ho chiesto a Benedetta la cortesia di scrivere una riflessione dal titolo NON MI SENTO MAI ABBASTANZA (sensazione drammaticamente presente quando si soffre di questi Mali).

Penso sia una delle innumerevoli sensazioni provate da tutte le persone affette da queste terribili patologie.

La devastante e profonda idea di non ESSERE ABBASTANZA, DI NON BASTARE COSI’ COME SI E’ DAVANTI A QUALSIASI SITUAZIONE. Il sentire dentro di non valere abbastanza e da qui l’aver bisogno di tanti espedienti sintomatici che portano a cambiare forzatamente.

Quindi passo la parola a Benedetta e a tutti voi… che possa essere uno strumento di riflessione e non solo.

“Non sono abbastanza”, “non sono all’altezza”… quante volte mi sono ripetuta queste frasi.. non saprei dire un numero.. Generalmente all’inizio della malattia cominciamo a sentirci troppo ingombranti, a sentirci un peso, iniziamo a vedere in quel corpo riflesso nello specchio l’orrore, a vederne i difetti, spesso anche quelli che non ci sono, ogni minima cosa diventa immensa, non siamo consapevoli che “quel corpo grasso e deforme” che vediamo altro non è che la nostra percezione esterna del grande dolore che ci portiamo dentro. Si inizia con il voler perdere TOT e ci poniamo l’obiettivo: “quando avrò la taglia X sarò felice”.. arriviamo a quella taglia X e … pluff…

ecco che non è tutta quella meraviglia che aspettavamo.. “solo un altro chiletto”.. Non ci sentiamo mai abbastanza, non sentiamo mai altro che un peso insostenibile. Quella sensazione di mancanza non ci abbandona mai e vogliamo essere di meno, di meno , di meno.. l’obiettivo è sparire, diventare invisibile, come se quel dolore poi non potesse vederci più. Ogni evento di vita che va storto (nella vita “”””normale””””” non va sempre tutto bene, anche se nel nostro immaginario pensiamo che le sfighe siano solo le nostre) è un alibi in più per darci delle colpe, per dire che non siamo state abbastanza brave, soffriamo, ma godiamo della nostra sofferenza, dell’autocommiserazione. Se ci fanno un complimento non riusciamo ad accettarlo, a credere che sia vero, ma se ci offendono.. ci crediamo subito, è più facile credere alle offese, confermano l’ idea che abbiamo di noi stesse, di non essere abbastanza, mai. L’ago della bilancia definisce la nostra autostima, così come il giudizio di chiunque che noi interpretiamo sempre a nostro piacere, “strumentalizziamo” ogni sillaba, ogni grammo che pesiamo. Nella nostra “onnipotenza” c’è il grande paradosso del sentirsi tutto e allo stesso tempo nulla, abbiamo un ideale da raggiungere… ma a quale prezzo? Mi sono resa conto che in qualche modo sono stati i numeri a definirmi impropriamente: i grammi, i chili, i voti a scuole! Ho inconsapevolmente chiesto a loro una definizione! Cercare una perfezione immobile che è quella dei numeri significa non guardarsi davvero dentro! Ho faticato non poco a comprenderlo! Accogliere i propri limiti di essere umani, cercare di capire le ragioni che ci hanno portato a soffrire così tanto, chiedendo aiuto, rappresentano i primi passi per la libertà, per sentirsi finalmente BENE, non “in più”, ma libere di vivere a pieno ogni emozione.

Che ne pensate?

Benedetta

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