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disturbi alimentari inconsapevolezza collettiva

by ChiaraSole

disturbi alimentari inconsapevolezza collettiva

A cura di Deb. (MondoSole)

disturbi alimentari inconsapevolezza collettiva: Un anno fa per mia curiosità ho fatto un sondaggio presso gli alunni di una scuola media superiore di età compresa tra i 18/19 anni ponendoli due domande molto generiche (all’apparenza):

1)CHE COS’E’ UN DISTURBO ALIMENTARE??? (ANORESSIA, BULIMIA, BINGE) ti va di descrivere la tua opinione?

2)HAI MAI CONOSCIUTO UNA PERSONA CHE NE SOFFRE? AUTOMATICAMENTE QUAL È STATO IL TUO COMPORTAMENT0?

Ahimè come purtroppo immaginavo in base alle risposte ottenute, la maggior parte dei ragazzi conosce l’anoressia e la bulimia, come forme sintomatiche correlate unicamente al corpo, mentre nessuno dei 15 ragazzi intervistati era a conoscenza del BINGE EATING.

Dico ahimè perché da ragazza ex malata con un sintomo quotidiano di vomito di 5-6-7-8-9 ecc.… volte al giorno, e nell’età in cui mi trovavo dove l’insicurezza fisica, emotiva erano forti, nessuno dei miei compagni comprendeva il mio disagio.

Fra i ragazzi intervistati è idea comune che, l’anoressia e la bulimia, è la persona stessa a crearsela perché insicura del suo corpo e della sua poco autostima verso sé stessa, di conseguenza per uniformarsi a un’immagine sociale lanciata in maniera feroce dai media si ricorre ad una restrizione e ad un rifiuto del cibo.

Solo due ragazzi mi hanno risposto alla tematica ponendo il problema legato non solo ad un aspetto ponderale quindi fisico ma anche ad una problematica psicologica, che risale dalle origini quindi alla famiglia e al proprio vissuto storico.

Il dato più sconcertante per me è alla seconda domanda, che tutti quindi 14 su 15 hanno conosciuto una persona che soffre di disturbi alimentari.

La mia paura incredibile nasce dal fatto che se 14 persone su 15 conoscono una persona malata di DCA ma la maggioranza non è a conoscenza della vera natura patologica di codesta malattia, la non informazione o l’informazione non corretta risulta su un piano morale, ma anche medico direi ancora più grave.

C’è tanto ma tanto silenzio in questa patologia, i primi sono le stesse persone malate a soffrire di un mutismo grave che riversano sul corpo una comunicazione non verbale.

I dati di decessi correlati a queste malattie in Italia sono altissimi, come altissima continua ad essere la NON PREVENZIONE e dunque la NON CONOSCENZA.

Sempre per mia curiosità ho voluto intervistare una persona a me molto cara che per alcuni anni ha vissuto in silenzio il mio malessere.

Mia cugina che per motivi di privacy non faccio il nome:

Lei gli definisci più che disturbi alimentari “difficoltà di dire si alla vita”.  Nella sua intervista ha fatto una metafora che mi ha colpito tanto: “quando il primo pilastro di una casa viene fissato su una base di acqua, anziché di cemento, dobbiamo aspettarci di conseguenza che un giorno questa casa crollerà”.

Dunque lei aveva compreso che il mio problema poteva essere legato ad un’infanzia non serena e che crescendo abbia dato sfogo al mio dolore rivolgendolo al corpo.

Mia cugina con la quale ho convissuto per circa due anni afferma che faceva tanta fatica a comprendermi, data la mia volubilità e riporta una frase che le è rimasta impressa:

“IO NON MERITO DI STARE BENE, NON POSSO ESSERE FELICE, QUINDI QUANDO LE COSE VANNO BENE DEVO PUNIRMI”.

Lei afferma di essere rimasta spiazzata da quella frase, ma quella stessa frase le ha dato modo di comprendere e definire quella malattia “LA BESTIA” e la consapevolezza che bisogna essere seguiti da strutture specializzate, bisogna curarsi perché nella vita da questa malattia se ne esce e questo lo dico IO.

Ovviamente la mia sete di curiosità non era finita ne ho approfittato per porre queste domande a mia madre:

afferma che dopo la mia esperienza e dopo che io ho intrapreso il mio percorso di cura presso MONDOSOLE,

che sia una sofferenza molto grande ma allo stesso tempo difficile da comprendere, solo chi vive direttamente o indirettamente può cogliere questo disagio che porta l’essere umano ad essere schiavo fino ad annientarlo del tutto persino a portarlo alla morte.

Afferma anche che in questo mondo ci sono tanti pregiudizi nati dalla non informazione o da informazioni correlate alla moda, alla società dove l’apparenza è ormai divenuta legge essenziale.

Nello stesso tempo ammette che per lei è stato molto e tanto difficile ammettere la mia malattia, da genitore nonostante l’evidenza nonostante i miei disagi.

Oggi però con tanta consapevolezza che è quella che più mi interessa, mia madre come una parte della mia famiglia ha compreso che al di là delle apparenze il mio malessere era legato ad altro, a tante cause non ad un unico motivo ma che comunque si può guarire.

Non è facile mi era stato detto, ho toccato con mano quel dolore che sembra strapparti la pelle dal corpo, ma man mano che procedevo nel mio percorso mi ripetevo le parole di Chiara “non è facile, ma non è impossibile”.

Tanto lavoro su me stessa, tanto lavoro sulla e con la mia famiglia ma oggi se mi domandereste ne è valsa la pena?

Ti dico SI È ALLA GRANDE.

Da qui la mia preoccupazione e la mia volontà di far comprendere la vera natura di questi sintomi, la testimonianza di tante persone prima fra tutte quella di ChiaraSole che si può guarire.

E che quel sole oscurato per anni da ombre e tenebre può ritornare poco per volta a splendere.

Con Affetto

Deb.

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