Una delle offese più grandi è dire
COME TI VEDO BENE
ad una persona che soffre di disturbi alimentari
“Come ti vedo bene oggi” “Oddio, sono ingrassata?!?!”
(UN TRADUTTORE SIMULTANEO MENTALE)
Quando stavo male, se qualcuno mi diceva “come ti vedo bene oggi” lo vivevo come un’offesa mortale, perché pensavo che mi dicesse che ero ingrassata.
Soffrivo tanto per questa affermazione.
Può sembrare strano, perché porta in se un complimento, eppure per me era vissuta come una violenza, come un’incomprensione… anche da qui arriva la campagna di sensibilizzazione che abbiamo proposto (Campagna di sensibilizzazione “il dolore non ha peso”).
Decodificando il tutto con la rielaborazione di oggi sentivo che quelle persone non notavano in me il dolore che provavo, perché fuori non si vedeva.
Interpretavo quel vedermi bene a modo mio, o meglio, a modo della malattia.
Le persone mi dicevano semplicemente che ero viva e questo non lo sopportavo, perché volevo solo che vedessero il mio non voler vivere.
Magari loro vedevano semplicemente una luce nei miei occhi differente dal solito, ma il male che era in me interpretava quella frase a modo suo, strumentalizzandola.
“Come ti vedo bene oggi” significava diversa da ieri o comunque da tempo addietro, quindi un possibile cambiamento… altra cosa insopportabile, perché non controllabile, proprio come le emozioni…..
Bene significava, per me, inevitabilmente più viva, non emaciata, ero una persona che non faceva trasparire sofferenza e questo mi annientava, perchè da qualche parte dentro di me mi illudevo che attraverso un aspetto specifico sarei stata in grado di comunicare l’immenso dolore che avevo dentro: cosa che può fare solo la parola e quindi una comunicazione verbale e non “non verbale”.
Non sopportavo che gli altri non potessero vedere quanto io stavo soffrendo, perchè appunto pensavo che si potesse vedere e quindi capire.
Per me far vedere il mio dolore significava risultare sciupata, con i pestoni, deperita.
C’è voluto tempo per i interiorizzare che la sofferenza non ha peso e ho compreso che le persone non potevano vedere ciò che era dentro di me.
E non lo potevano vedere a qualunque peso a 20/30/60 o 100 kg.
Quando raccontavo che soffrivo di anoressia-bulimia-binge e mi si diceva che non si notava, che ero una ragazza normalissima… il ritratto della salute, inizialmente era per me un grande dolore, un profondo dolore, un’offesa. Mi sentivo costantemente giudicata, sminuita, non compresa.
Poi ho compreso che nessuno poteva comprendere ciò che non gli era stato profondamente spiegato, inoltre è importante sottolineare come quello dei DISTURBI ALIMENTARI sia un terrificante DOLORE INVISIBILE, indipendentemente all’aspetto ponderale: nessun peso spiegherà mai cosa si prova dentro.
Una delle cose importanti, dal mio punto di vista, è non nascondersi indossando maschere come per tanto tempo anche io ho fatto.