ANORESSIA, BULIMIA, BINGE EATING, I DISTURBI ALIMENTARI… come sintomi evidenti riguardano cibo, corpo e tutti i rituali a loro associati.
La società tende a sminuire queste malattie così gravi, perché mangiare è “normale”, ma per chi vive in questa prigione mentale il tutto diventa nor – MALE!
L’ambivalenza della patologia stessa porta ognuno a fare ragionamenti contrastanti tra loro: una cosa è l’opposto dell’altra e ad una persona che non conosce molto bene queste malattie possono sembrare assurde, ma in realtà nei disturbi alimentari tutto acquisisce una sua logicità: tutto e il contrario di tutto.
Chi vive questo male invisibile e massacrante porta con se tante resistenze.
Razionalmente una persona che ha una malattia si cura, ma in questo caso, una persona che soffre di disturbi alimentari ha davvero tanta paura di intraprendere un percorso, le resistenze stesse fanno parte della malattia, e, ognuno con i propri tempi, necessariamente deve andarci contro chiedendo un aiuto professionale anche per dare valore alla propria INFINITA sofferenza; so molto bene quanto è difficile, so anche che non è impossibile.
Inoltre si ha il terrore dei cambiamenti!
E’ successo a me e a tante persone di trovarsi nella morsa del DOVER ESSERE MAGRE secondo una dispercezione corporea personale, illudendosi di far scomparire emozioni, confusione, dolore e di dirsi CI PROVO ANCORA UNA VOLTA… DA SOLA/O.
In fondo, se ci pensate, equivale, a dirsi “DA DOMANI”.
La domanda che pongo è… ma se non è cambiato nulla fino ad ora?!?!Perché dovrebbe cambiare qualcosa da qui in poi senza avere un aiuto specializzato?!?!
(Inoltre desidero aggiungere un’altra riflessione che è spesso portata alla nostra attenzione anche dai social.) Qualcosa che ognuno probabilmente nel pieno della malattia si è detto, ha pensato, ha creduto e cioè che non si guarisce, che è impossibile arrivare a stare bene. Una affermazione come questa, così assolutista e potente, è inevitabilmente figlia del fatto che ovviamente non è possibile immaginare qualcosa che non si conosce!
Il mio invito è quello di non appoggiarsi su questa idea: NESSUNO PUO’ IMMAGINARE QUALCOSA CHE NON CONOSCE. Spesso quando questo avviene la persona in questione afferma che quella cosa non esiste.
Riflettiamo insieme in modo trasversale provando a metterci nei panni degli altri:
Quante volte siamo rimasti male/malissimo perchè non ci siamo sentiti compresi per la nostra malattia?!?! Spesso noi stessi non ci capivamo nulla e, le persone accanto a noi, non riuscivano a comprendere quanto avveniva nel nostro cuore e nella nostra mente. Da qui tante frasi inappropriate, purtroppo. Ecco, la motivazione è la medesima e cioè che non potevano minimamente immaginare cosa stavamo sentendo noi, immersi in quell’inferno. Certo, le persone si possono informare e possono indubbiamente imparare (cosa caldamente consigliata!), ma non potranno capire ne sentire quello che si prova nel vivere imprigionati dietro le rigide, fredde sbarre dei DCA.
Quindi, riassumendo: quando si sta male di DCA non si riesce a concepire una vita senza malattia (concepire la guarigione) e quando i DCA non li si hanno mai avuti le persone faticano a comprenderne le sfaccettature anche perchè le sintomatologie riguardano qualcosa che è di tutti e cioè cibo e corpo. Per chi non ha mai vissuto un disturbo alimentare immaginare che cibo e corpo possano avere tutto quel valore è inevitabilmente complesso, per non parlare di tutto quanto concerne il resto inerente alla patologia.
- Dunque cosa vogliamo fare?!?!……………..:
- Chi ha la malattia non riuscendo ad immaginare un punto di benessere, dice che non si può guarire.
- Chi non ha mai avuto i DCA, non comprendendo ne sentendo, dice che sono solo capricci, che basta la forza di volontà, fatti una passeggiata… e così via.
- VOGLIAMO METTERLA COSI’?!?! SPERO DI NO! DIREI CHE HO RESO L’IDEA, ALMENO SPERO. NON SI PUO’ ASSERIRE NULLA SENZA CONOSCERE, SENZA NEANCHE POTER IMMAGINARE UNA REALTA’ INEDITA!
Questa convinzione, quella che NON SI GUARISCE, porta ad un immobilismo che sicuramente non è PER NIENTE utile. EH SI, PERCHE’ SE IO MI CONVINCO CHE NON SI GUARISCE, MI DICO ANCHE CHE “TANTO ORMAI” NON C’E’ NULLA DA FARE, NON C’E’ BISOGNO DI CURARMI, HO GIA’ PROVATO A CURARMI QUINDI FACCIO DA SOLO/A……. ECC. ECC. ECC.
Aggiungo che NON E’ VERO, PERCHE’ SI PUO’ GUARIRE! CERTO NON E’ FACILE, CI VUOLE TEMPO E FATICA! DOBBIAMO INTERIORIZZARE CHE NON CI SI SALVA DA SOLI E QUESTO VALE PER TUTTE LE MALATTIE!
Per questo invito ad intraprendere un percorso, portarlo avanti nel tempo, scoprirsi, conoscersi, darsi la possibilità di comprendere perché si ha avuto il bisogno inconscio di un rifugio così distruttivo.
Quindi, cari amici e amiche cominciamo da qui e cioè dal dare GRANDE valore alla propria malattia, al proprio sentire, al proprio dolore, chiedendo un aiuto concreto, non facendo da soli. I social, la rete possono dare degli spunti di riflessione, ma un percorso è da fare in una sede fisica.
Vi saluto con il mio avanti tutta
ChiaraSole Ciavatta