La dismorfofobia (Disturbo da dismorfismo corporeo) è una malattia psichiatrica caratterizzata dall’ossessione, dalla fobia che nasce da una visione distorta che si ha del proprio aspetto esteriore, di un difetto immaginario nell’aspetto fisico.
Sebbene sia una malattia psichiatrica, la maggior parte delle persone che ne sono affette non lo riconosce e spesso cerca aiuto da chirurghi estetici e dermatologi. Nell’ambito dermatologico la condizione è stata definita ipocondria dermatologica.
Chi soffre di dismorfofobia vive una grande angoscia per qualsiasi parte del corpo: può essere un punto specifico come ad esempio della pelle, dei capelli, del naso, rughe, acne, segni e pori dilatati o l’intero corpo come vedersi/sentirsi grassi, deformi.
Spesso la dismorfofobia è correlata al disturbo ossessivo – compulsivo (DOC) e a chi soffre di disturbi alimentari.
La dismorfofobia può colpire sia donne che uomini.
Quando si soffre di questa patologia, ci si concentra intensamente sul proprio aspetto e sull’immagine corporea, controllando ripetutamente lo specchio, cercando “rassicurazioni e conferme di ciò che si pensa/sente”, a volte per molte ore al giorno. Ogni “pretesto” è buono per guardarsi, per “controllarsi” come ad esempio in una semplice passeggiata la coda dell’occhio cade sempre nelle vetrine dei negozi, non certo per visionare i prodotti in vendita, ma per scrutarsi.
Il “difetto” percepito e i comportamenti ripetitivi causano un disagio significativo e influiscono molto sulla propria quotidianità. Si tratta di un sintomo estremamente invalidante.
La mente ti mente e il corpo stesso diventa una questione di vita o di morte: “così grassa, così brutta non posso vivere” “Sono talmente grassa che non posso certo uscire di casa, tutti mi guarderebbero” “faccio schifo e non farò nulla come ad esempio vedere gli amici, andare in discoteca ecc… fino a quando non sarò dimagrita”
A volte viene percepita l’immagine reale indipendentemente dal peso specifico personale, ma ci si vede deformi in determinati punti sintomatici del corpo.
Il corpo e/o il difetto percepito diventa una vera e propria prigione e porta spesso all’evitamento della vita stessa attraverso l’isolamento.
Per chi ne soffre è molto difficile riconoscere di avere questa patologia, perché si affida ai propri occhi, facendo fatica a rendersi conto che allo specchio non è riflessa la realtà effettiva, bensì una proiezione di traumi storici, confusione, paura, dolore……. E tanto altro.
Il punto è che quei traumi, quella sofferenza, quella confusione, quella paura è emotiva ed interiore, spesso senza nome. Un dolore invisibile che viene proiettato sul corpo proprio perché tangibile e, ovviamente, sempre con sé. Quel corpo diventa così il teatro di tutto quanto si vive inconsciamente a livello emotivo.
Chi ne soffre o, chi ne ha sofferto, sa che non ci si vede sempre allo stesso modo. Ad esempio nello specifico di chi soffre di disturbi alimentari è come se il corpo cambiasse da un giorno all’altro, da un’ora all’altra, da un minuto all’altro: una fisarmonica emotiva proiettata sul corpo. Rendersi conto di questo è molto utile, perché da un punto di vista razionale la persona stessa comprende che non è fisicamente possibile un cambiamento così repentino del proprio aspetto e che quindi sotto quel doloroso sintomo può esserci altro… e infatti c’è altro, tanto altro, c’è un mondo da interrogare , scoprire e rielaborare.
Il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, quinta edizione (DSM-5), riporta che il 7-8% dei pazienti che cercano interventi di chirurgia plastica hanno BDD (body dysmorphic disorder) ma questo potrebbe benissimo essere solo la punta dell’iceberg per quanto riguarda la prevalenza del BDD è preoccupato.
Le persone che ne soffrono sono così centrate sui loro “difetti auto-percepiti” del viso o del corpo che tendono a non riuscire ad affrontare altri aspetti importanti della vita come il lavoro o la famiglia o anche la loro salute e il loro benessere. La preoccupazione associata ai difetti “immaginati” o “lievi” è così radicata e problematica per queste persone che passano quasi tutto il loro tempo ad angosciarsi per ciò che vedono sul loro viso o in alcune parti localizzate del corpo o sull’intera immagine corporea che lo specchio rimanda.
Si abbandonano a comportamenti infruttuosi come il ripetuto controllo speculare o chiedendo agli altri “quanto male stanno… o quanto sono grasse…?”. Queste persone, piene di sofferenza, si trovano spesso a confrontare il loro aspetto con quello gli altri e quasi sempre ritengono di essere il peggio del peggio, mentre tutti gli altri migliori di loro. La convinzione costante di essere “brutti” o “poco attraenti” o addirittura “ripugnanti” supera il loro intero processo di pensiero e nessuna rassicurazione o negazione del “difetto” può convincerli o placarli.
Il BDD fu descritto per la prima volta da uno psichiatra italiano, Enrico Morselli, come “dismorfofobia”, nel 1891. Il termine deriva dalla parola “dismorfia”, una parola greca che significa deformità o bruttezza. La dismorfia apparve per la prima volta nelle Storie di Erodoto, riferendosi al mito della “ragazza più brutta di Sparta”.
Il prossimo importante riferimento storico alla “dismorfofobia” fu lo psichiatra francese Pierre Janet (1859-1947), che descrisse una donna che fu costretta a casa per 5 anni. Considerava la diagnosi parte di una nevrosi ossessiva compulsiva che descriveva come “l’ossessione dell’Honte du corps” (“ossessioni della vergogna del corpo”).
Freud e successivamente Brunswick descrissero il caso più famoso di BDD noto come “Wolf Man”, che era preoccupato da difetti immaginati del suo naso.
ChiaraSole
Leggi anche: DISMORFOFOBIA OLTRE LO SPECCHIO RIFLESSIONE (DI FRANCESCA A.)
IL CORPO
Odiato, Amato, Ignorato, Anestetizzato… INCATENATO!
SOPRA-VVALUTATO, SOTTO-VALUTATO?!?! SOTTO-MESSO?!?!
DOMINARE?!… ESSERE DOMINATI!?
Primo Tentativo disperato di CONTROLLO!
Vittima di una mente sofferente,
unico strumento di rivalsa,
inestimabile distrazione dalla sofferenza,
pregiata fonte di dolore,
ECCELLENTE promemoria costante di sofferenza,
prezioso espediente sintomatico,
ora ricchezza, ora problema.
Realtà astratta!
Sostanza organica!
Materia tangibile!
detestato, disprezzato, maledetto!
Compagno di viaggio Lungo il cammino Che porterà Alla liberazione!
All’assoluzione!
All’indipendenza!
Oppresso, dominato… ora Padrone, ora Servo!
in balia di ogni singola emozione del momento!
Il sentimento lo rende grande, grosso, labile… INACCETTABILE!!!
La percezione del sentire lo traveste da prigione.
Il sentire stesso una catena.
Gli occhi le sue sbarre.
Questo l’unico punto di piacere e di dolore.
Ingestibile, inaccettabile, insostenibile…
eppure così amorevolmente soave L’ESSERE MORBIDAMENTE DONNA!
“GRAZIE A TE POSSO SOFFRIRE sempre!
Un inchino di “gratitudine” ChiaraSole
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