bulimia cura: Dolore trasformato in ricchezza
bulimia cura: Mi sono trasferita a Rimini per curarmi a MondoSole perché ero stanca dopo tanti anni di sintomo bulimico quotidiano… la bulimia nervosa ti divora da dentro… e allora credendo che il mio problema fosse tutto nel cibo: volevo smettere di abbuffarmi e vomitare.
Sapevo di avere una famiglia “particolare” e piena di problemi; infatti avevo sempre visto mio padre picchiare mia madre, sia con le mani che con altri oggetti, e avevo paura di lui, e credevo di odiarlo; mentre per mia madre il sentimento era ambivalente, un mix di odio e amore, per cui a volte sentivo una gran rabbia che però in altri momenti si trasformava in affetto o pena.
La conoscenza della sessualità è stata altrettanto confusa e dolorosa, ascoltando nella stanza accanto i rapporti dei miei genitori, con i lamenti di mia madre e l’insistenza e la violenza di mio padre, che coprii presto frequentare anche le prostitute, il che ha avuto in seguito molta importanza nel mio modo di concepire la sessualità e la figura maschile, e incidendo fortemente nei miei successivi sintomi. Fu un’infanzia infelice, in cui il cibo è stato il mio rifugio, mangiando di continuo, e ripetendomi che almeno lui non mi avrebbe mai tradito.
Le violenze in casa mia oltre che fisiche erano anche verbali, con pochi i gesti d’affetto, che provenivano soprattutto da mia nonna. Con la separazione dei miei genitori, peraltro avvenuta con l’aiuto dei carabinieri, le cose non migliorarono. Vedevo mio padre una volta alla settimana, controvoglia, e non andava mai bene, e anche a casa il clima era teso, con mia madre depressa che mi riprendeva sul mio sintomo e mio fratello che a poco a poco si è allontanato.
Crescendo mi sono riempita di schemi e regole; diventavo sempre più dura, cinica, e aggressiva con tutti, non c’era spazio né per una parola dolce né per un pianto, neanche quando morì mia nonna. Tutti quei comportamenti che mi avevano fatto cosi soffrire erano diventati i miei, non volevo sentirmi fragile perché temevo che gli altri mi avrebbero fatto soffrire.
A 19 anni ho avuto la mia prima esperienza sentimentale con un ragazzo, che è stato per quattro anni la mia ossessione: rispecchiava quello che avevo sempre conosciuto in casa mia: bugiardo, aggressivo, e che alla fine non mi voleva.
Da li a poco al cibo si è aggiunta la bulimia sessuale. Mi sentivo vuota, insoddisfatta, sentivo che mangiare e vomitare non mi bastava più, cercavo sempre più adrenalina. Quando conoscevo qualcuno il mio unico pensiero era darmi o meglio buttarmi via per lui. I ragazzi cambiavano di continuo e la mia insoddisfazione cresceva.
Mi dicevo di cercare l’amore ma in realtà ero piena di rabbia, odio e schifo per tutto quello che avevo visto e sentito negli anni. Non raggiungevo mai il “piacere” per me stessa, anzi mi prodigavo per soddisfare l’altro, diventando un po’ come le donne con cui andava mio padre. Era un bisogno, volevo sentire il rischio, l’adrenalina.
Durante i rapporti non usavo protezioni e nonostante un aborto e le situazioni promiscue, non riuscivo a fermarmi, anche se dopo subentrava l’angoscia e un gran vuoto, e così tornavo al cibo. In questi tre anni sono molto cambiata, ho lavorato molto terapeuticamente, e ho sradicato l’idea che mia madre fosse solo una “vittima” e mio padre un “carnefice”; ho capito cosa li ha legati per 16 anni, la natura dei loro legami morbosi, e mi sono staccata da quelle dinamiche malate e per me distruttive che non mi permettevano di crearmi una mia vita. Oggi mio padre, che ha cambiato vita, rimane la persona più disposta a starmi vicino della mia famiglia, mentre con mia madre c’è un distacco reciproco.
Nonostante questo, sto cercando di costruirmi una vita affettiva fatta di amore e rispetto, fatta di tanti insegnamenti che ho ricevuto a MondoSole e tanti aspetti che ho capito, sto studiando all’università per poter fare un lavoro nel sociale e intanto, per mantenermi da sola, lavoro, capendo l’importanza e la responsabilità che si ottiene solo crescendo come persona.
Vere