Home MondoSoleESPERIENZA TESTIMONIANZA RIFLESSIONE anoressia, bulimia, autolesionismo

anoressia, bulimia, autolesionismo

by ChiaraSole Ciavatta

anoressia bulimia autolesionismo: Finalmente il mio dolore posso raccontarlo: sintomo anoressico, l’autolesionismo, bulimia…!

anoressia bulimia autolesionismo: Se dovessi ricollocare ad una data precisa l’inizio della malattia sarei in seria difficoltà.
La mia infanzia è costellata di ricordi riguardanti un rapporto molto contraddittorio con il cibo: desiderato e odiato.

Ricordo nitidamente una Benedetta bambina che guardava il proprio pacchettino di cracker, invidiando gli amichetti che avevano le merendine.. o la tanto desiderata Nutella, una sola volta alla settimana, una dose sempre ben controllata… il cibo considerato “stravizio” era nascosto, inteso come una gratificazione, che mi veniva concesso solo a certe condizioni.

Come poteva essere diverso?
Entrambi i miei genitori hanno in primis un rapporto malsano con il cibo.

Il sintomo anoressico è durato poco… gli anni di restrizione precedenti mi avevano sfinita a tal punto che non potevo andare avanti… sentivo una spinta alla trasgressione, e a divorare quel cibo, quelle emozioni, che mi ero negata..
Sport, dietologi fin dalle elementari, centri di dimagrimento… e poi il boom della bulimia e del binge eating, del cutter… più il tempo passava più i miei sintomi si facevano violenti, iniziarono gli “anni yoyo”.. +35kg… -35kg… sempre questa altalena…

Dimagrivo, e sentivo di avvicinarmi all’uomo che più di tutti avrei voluto conquistare, mio padre, mi avrebbe voluto più bene ogni chilo che perdevo, pensavo, avrei “vinto” io contro quella donna che dovevo battere, mia madre… Poi però tornavo a rifugiarmi in un corpo obeso, tentavo, inconsciamente, di salvarmi da questo meccanismo autodistruttivo. Cutter e grasso, ossa e sudore.. e di nuovo da capo…

Il cutter mi permetteva di sciupare, rovinare, le mie cicatrici erano un’arma: le contavo, le accarezzavo, le osservavo fiera di me, di me che sapevo soffrire così bene.. .

Ognuna era una citazione del mio dolore.. una eccitazione per il mio sadomasochismo.
Il corpo passa in secondo piano rispetto al trattamento che esso subisce, la ferita è la cornice.
Crescendo mi sono allineata con quello stile di vita e di pensiero, il tutto basato su un regime calorico ben controllato.. tutto controllato e poi non più, la bestialità della perdita di controllo…

Condito con un’educazione sessuale in antitesi: mio padre il “profano”, mia madre il “sacro”.

Crescendo, sono diventata un compromesso tra i due modelli a cui mi sono aggrappata: nelle azioni ero come mio padre, libertina e apparentemente senza tabù sessuali, ma poi, in sostanza, ero come quella donna pura e intoccabile, guardavo con sufficienza chi era sensibile a quelle sensazioni, un po’ come un’anoressica che guarda gli altri mangiare… compatisce e, allo stesso tempo, invidia…

Negli anni ho cercato di trovare luoghi che mi riportassero a quelle regole che avevo tradito: un collegio femminile, poi una casa con coinquilini maschi.. magari mi avrebbe toccato nell’orgoglio… ma nulla… l’orgoglio o la forza di volontà centrano poco quando vuoi solo morire…

Era fortissimo il desiderio di sedurre. Cercavo di esercitare sull’altro sesso il controllo che non riuscivo più ad avere verso me stessa. Mi davo facilmente, sebbene mi raccontassi di essere una “tutta da conquistare”. Quando c’era la compulsione sessuale non importava chi, non importava dove, importava che fosse “ora, subito!”.

Inseguivo e pretendevo un sesso animale, violento, durante il quale godeva sì la mia parte masochista, ma la parte “delicata”, che avrebbe desiderato coccole e carezze, restava castrata. Usavo e buttavo via. Il senso poi di sporcizia, di vuoto, di nulla.

Per anni sono andata avanti così, alternando adrenalina, alcool, sesso al cibo, vomito, lamette, al mio richiedere costanti attenzioni tramite la sofferenza… ”se dimostro di soffrire, di saper soffrire, mi vorranno più bene”, poi l’astrazione dal reale tramite internet… un vortice malato e dai cui non riuscivo ad uscire…
I miei mi hanno portato da vari medici, ma io non ne volevo sapere, sono stata in cura un anno e mezzo da uno psicologo, G.N., che mi insegnava a vomitare meglio… poi altri due terapeuti, ma in me non c’era motivazione, nessuna spinta a vivere.

Dopo anni ho chiesto, IO, un aiuto… chiesi ai miei genitori di poter fare un colloquio con ChiaraSole.

…ricordo benissimo quel giorno, ricordo il suo studio, i suoi occhi… solo due persone, nella mia vita, mi avevano guardata in quel modo, con gli occhi di chi sa esattamente di cosa sto parlando.. ricordo perfettamente l’abbraccio di quella donna che oggi mi sta salvando la vita, giorno dopo giorno.. quell’abbraccio, mi aveva lasciato la speranza.
Il mio inizio.

Inizialmente, sull’onda dell’entusiasmo, mi sono lasciata invadere dall’onnipotenza che poi si è ben presto dissolta, lasciando spazio alla violenza dei sintomi e dalla più totale non lucidità, ebbi varie ricadute alimentari e una di cutter, la più violenta della mia vita, mi costò 13 punti. E mi ci sono voluti mesi per capire la gravità del mio gesto. Posso dire però di aver “cambiato registro” dopo quella volta..

Ho iniziato a capire, piano piano, cosa volesse dire la frase:

“SE DIMENTICHI IL TUO PASSATO SEI DESTINATO A RIVIVERLO!”

Quando si riesce, con tanto lavoro e impegno, a capire e svuotare i sintomi del loro significato ci si rende conto che “non servono più”, si impara a conoscersi, a capirsi e a rispettarsi. Si riesce ad accettare di essere imperfetti, di essere “esseri umani”, con punti di forza e debolezze, con tentazioni e sensazioni.
Oggi, giorno dopo giorno, sto scoprendo chi sono, che cosa voglio.
Un GRAZIE, che è sempre e comunque insufficiente, a Chiara e Matteo.
Un GRAZIE alle mie Amiche, compagne di percorso, quella famiglia che mi sono scelta..
Un Grazie di cuore per tutto quello che lentamente sto conquistando.
Non rinnego né rimpiango nulla del mio passato, è grazie ad esso che oggi sono la persona che sono.

Benny

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