Qualche giorno fa ricevo una mail da una ragazza in percorso a MondoSole con una sua personale riflessione sull’importante giornata del 25 novembre:
“Oggi è una giornata molto speciale, come tutti i giorni d’altronde.
25 Novembre, noi donne ci siamo prima di tutto come persone determinate a combattere gli stereotipi che la società ci impone. Viviamo in una realtà completamente ingiusta e stravolta, assurda, per molti aspetti, non riconoscente e drammatica.
Penso che questa giornata debba essere vissuta e sentita non solo da noi donne, bensì da tutti, compresi gli uomini. Penso anche che abbiano un ruolo fondamentale, che non debbano essere ignorati.
Penso che le leggi patriarcali impostate da antichi stereotipi debbano essere distrutte partendo da un primo approccio, ovvero quello del confronto del maschile con il maschile, penso che debbano sentirsi capaci di poter e dover esprimere emozioni, che nessuno è più forte di nessun altro, che siamo tutti anime che hanno bisogno di emozioni e cura per sé stessi.
Penso anche che sia fondamentale far capire che la prima persona a cui recano dolore siano in prima persona loro stessi, quella sensazione di adrenalina prima e vuoto dopo, forti per chi?
Per dimostrare cosa a chi? Chi siamo?
Qual è la nostra identità priva di contaminazioni?
Queste sono domande senza risposta.
Penso pure che il luogo in cui poter fare tutto ciò debba essere rassicurante e protetto, grande mancanza constatata e confermata al giorno d’oggi, siamo tutti in guerra gli uni contro gli altri per vincere la gloria e il potere, effimeri e ipocriti.
Penso che le parole siano fondamentali, che salvino sia chi le riceve in dono sia chi le regala senza aspettarsi nulla in cambio.
A causa di questa società ed educazione distorta siamo costrette ad esporci anche a condizioni eclatanti, considerateci pure femministe incallite, che vogliamo troppo e che vogliamo il potere. Beh, io non penso di essere femminista allora, mi considero una persona che aspira ad una parità di diritti, non una maschilista mascherata da femminista, sarebbe la stessa identica cosa, no?
Aspirerei ad una società in cui il 95% dell’odio non sia verso le donne che si espongono, aspirerei ad una società non patriarcale, aspirerei ad un mondo diretto da leggi comunitarie sulla violenza di genere, non solo su quella femminile.
Mi piacerebbe che si stabilisse la definizione di violenza in tutte le sue sfumature.
Mi piacerebbe che si divulgassero le esperienze che accadono nel mondo, in America Latina per esempio, tutte le rivoluzioni in atto, che i media e i giornali non facciano solo il loro interesse, che il Dio Denaro e Potente non governi su di noi. Aspirerei ad una società migliore.
Penso anche che non bisogna punire gli uomini, bensì che si necessiti di dare loro un’identità tramite mezzi e strumenti, privi di stereotipi che ormai diciamocelo, sono passati di moda. E il sistema scolastico?
Ma facciamocela insegnare un po’ di educazione sessuale e di genere, che sicuramente male non ci fa.
L’ignoranza regna, l’ignoranza comanda.
È possibile che dobbiamo combattere per il mantenimento di leggi già approvate, con tanta difficoltà e tempo aggiungerei?
Ad esempio per quanto riguarda l’aborto: io ritengo che il diritto di poter scegliere sia nostra e di nessun altro.
Vengono divulgate una marea di stronzate a riguardo, ma svegliamoci, non diamo aria alla bocca se non sappiamo il valore di quello che si viene detto e soprattutto delle conseguenze che ne determinano.
Basta con tutta questa ignoranza che personalmente, a me fa proprio schifo.
Compriamo un vocabolario ogni tanto e impariamo ad usare le parole per la vera definizione che hanno, piuttosto che storpiarle a nostro piacimento solo per il gusto di puntare il dito e punire qualcuno.
Molte volte le parole uccidono l’anima, e non solo.
Siamo persone e donne legittimate a scegliere per noi stesse, le scelte più intime di ogni individuo devono essere sempre rispettate, soprattutto quando si verte sulla disposizione del proprio corpo e alla tutela della propria esistenza. Punto e fine.
Perdonatemi eh, ma queste schifo di morali sono abbastanza ambigue perché si elogia tanto la tutela dell’individuo solo quando fa comodo.
E poi, voi la conoscete la violenza online? lo, prima di ieri, no.
Il controllo penso sia lo strumento che la comanda. Basta con la visione della donna che ha una responsabilità di cura in ogni aspetto ed ambito, questa non è normalità. Non è normale che l’uomo guadagni e che la donna stia a casa, succube del denaro e quindi della libertà dell’uomo.
Non è la normalità.
Purtroppo le percentuali di denunce sono bassissime, c’è una mediocre consapevolezza di questa violenza, al contrario di quelle fisiche e psicologiche. Se ci basiamo invece su dati di vulnerabilità, possiamo rimanerne sconvolte. Pensiamo innanzitutto che alla base di ogni violenza e possessione c’è una violenza economica, sia per le donne che lavorano che non. Molte donne non hanno un proprio conto corrente, le finanze sono gestite dal partner o dal padre.
La paga inferiore, quindi una Violenza Istituzionale. Di conseguenza le pensioni più basse, ovvero il 36% rispetto agli uomini.
Consideriamo anche tutte le interruzioni di carriera, per gravidanza, per la cura di anziani. Molte hanno un contratto part time per poter riuscire a conciliare tutto; ricordiamoci che se l’uomo porta a casa il denaro e guadagna e avanza nella propria carriera, accade perché noi stiamo a casa. Non siamo libere se non abbiamo uno strumento di indipendenza economica. Se guadagniamo e abbiamo un lavoro, non è scontato che siamo indipendenti economicamente. Ciò accade solo se abbiamo e preserviamo una totale gestione economica. Possiamo delegare diverse cose, ma su questo aspetto non possiamo permettercelo. Le percentuali parlano del 66% di donne che lo fanno.
Perché? Dove agire?
lo penso che molte donne, anche in carriera, si sentano incapaci di gestire le proprie finanze, è assurdo per esempio che un medico donna possa ritenersi inadeguato quando si parla di denaro e non nel salvare vite. Ci rendiamo conto di quanto sia assurdo?
Confrontiamoci, divulghiamo le nostre esperienze, non isoliamoci e non sentiamoci sole.
Una comunità che si fa forza a vicenda, che lotta per i propri diritti, che combatte contro gli stereotipi di genere va costruita. Una volta per tutte. Non c’è più tempo.” Des.